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Memoria

L’alluvione dieci anni dopo: «Olbia non ha dimenticato»

di Marco Bittau
L’alluvione dieci anni dopo: «Olbia non ha dimenticato»

Il sindaco Settimo Nizzi presenta il monumento dedicato alle vittime

27 ottobre 2023
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Olbia Ci sono luoghi del dolore da cui non si torna indietro. Così, dieci anni dopo la tragica alluvione del 18 novembre 2013, Olbia inaugura il suo personalissimo monumento ai Caduti, quelli annegati nei canali gonfi di acqua e di fango. Le vittime innocenti di quella notte maledetta che gli olbiesi non dimenticheranno mai.

Il monumento-memoriale voluto dall’amministrazione comunale – nove monoliti di granito, tanti quante le vittime olbiesi lasciate sul campo dal ciclone Cleopatra – sarà scoperto sabato 18 novembre, alle 16 in punto, nell’ansa tra il vecchio Porto Romano e via Escrivà. In riva al mare. Sarà una commemorazione solenne con tutti i familiari dei defunti. Sobria e silenziosa, rispettosa di tutto e di tutti. Il cuore dell’evento sarà la funzione religiosa, un momento di preghiera comunitaria aperto a tutta la città. Così sarà anche per gli anni a venire, stesso giorno e stessa ora. Come un inesorabile appuntamento con la storia e con la memoria.

«Sarà una commemorazione solenne – conferma il sindaco, Settimo Nizzi –. Il monumento è stato realizzato gratuitamente dallo scultore Nicola Filia, mentre l’architetto Sandra Deiana ha coordinato il progetto complessivo dell’area del memoriale, tra il Porto Romano e via Escrivà». «Protagonista ancora una volta il grande cuore degli olbiesi, come sempre generosi – aggiunge il sindaco – che hanno donato i materiali, collaborato nelle opere, aiutato e partecipato in tutto e per tutto. A parte le spese vive del trasporto dei massi di granito e della messa in posa tutto è stato realizzato nel segno della solidarietà, a cominciare dall’artista che ha donato le sue opere. Un grande segno di partecipazione. Anche per questo il monumento appartiene davvero alla città»

Come è giusto che sia nei luoghi della memoria, tutto ha un senso e nulla è lì per caso. «L’alluvione è stata una enorme tragedia legata a un evento naturale – dice Settimo Nizzi – per questo abbiamo voluto ricordarla con un monumento che richiamasse i materiali naturali. E non c’è niente di più simbolico della nostra pietra, il granito. Il luogo prescelto, poi, è la riva del mare, un altro elemento naturale, un altro segno della memoria».

Rileggere le cronache di quel terribile 18 novembre 2013 ancora oggi è come un violento pugno nello stomaco. Nella notte delle notti in via Belgio persero la vita la piccola Morgana Giagoni, 2 anni, e la mamma Patrizia Corona, di 42, travolte e inghiottite dall’acqua in un canale mentre cercavano di rientrare a casa nell’auto guidata dal papà di Morgana e compagno di Patrizia, unico sopravvissuto a quella tragedia. Stessa sorte per Francesco Mazzoccu, 35 anni, e suo figlio Enrico di appena 4 anni, travolti da un fiume di fango mentre cercavano di mettersi alriparo su un muretto, a Raica, nella periferia di Olbia. Invece erano morte nella loro casa Anna Ragnedda, di 83 anni, allettata in via Lazio, e Maria Massa di 88 nella sua casa in via Romania. Infine, tre le persone morte atrocemente nella voragine aperta nella strada di Monte Pino (dopo dieci anni non è stata ancora ricostruita): Bruno Fiore di 68 anni, Sebastiana Brundu di 61 e Maria Loriga di 54.

Nove croci e una distesa di macerie dove prima c’erano vite, case, negozi e fabbriche. Per tutti, il 18 novembre sarà per sempre il giorno del dolore, ma anche il confine invalicabile tra la città che era prima della tragedia e quella che è diventata dopo. La fine di tutto e poi la rinascita.

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