La Nuova Sardegna

Olbia

Medicina di base al collasso

Migliaia di famiglie senza dottore, in Gallura vanno via altri 10 medici

di Stefania Puorro
Migliaia di famiglie senza dottore, in Gallura vanno via altri 10 medici

L’associazione degli Mmg della Sardegna: «Situazione non più accettabile»

22 gennaio 2024
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Olbia Migliaia e migliaia di cittadini senza più dottore. Accade anche in tutta la Gallura e solo negli ultimi mesi hanno concluso la propria attività per pensionamenti e motivi personali altri dieci medici di medicina generale. Secondo la Asl, a Olbia e La Maddalena non ci sono difficoltà, mentre nel resto del territorio la situazione è critica.

Mancano quattro medici di famiglia nell’ambito Arzachena-Palau-Sant’Antonio, due in quello di Santa Teresa, uno in quello di Budoni-Porto San Paolo-Padru-San Teodoro e uno in quello di Berchidda-Oschiri-Monti. La Asl, per far fronte all’emergenza, ha attivato diversi ambulatori straordinari di comunità territoriali (Ascot), operativi a Berchidda, Oschiri, Palau, Santa Teresa e Padru.

Nel Distretto di Tempio, invece i medici di famiglia operano su tre ambiti: Tempio-Aggius-Bortigiadas; Badesi-Trinità d’Agultu e Vignola-Aglientu-Luogosanto; Calangianus-Luras. Nel primo ambito in questo momento mancano due medici, con l’utenza di Bortigiadas che, se vuole, può scegliere il dottore nell’area di Badesi. Per il secondo e terzo ambito la copertura del servizio è garantita pur con qualche sofferenza in quello di Badesi che, in questo momento, si sta facendo carico dell'utenza di Bortigiadas e frazioni. Anche in questa zona dell’alta Gallura è il funzione l’Ascot (eccezionalmente operativo anche nel carcere di Nuchis), ma i disagi per la popolazione continuano a essere pesanti. E le proteste non si contano più.

Tra coloro che hanno fatto più volte sentire la loro voce, ci sono i circa 4mila abitanti di Palau: nessuno ha un medico di base e gli ambulatori straordinari garantiscono un servizio a singhiozzo. «La situazione – dice Pietro Satta, vice presidente dell’Associazione dei medici di medicina generale della Sardegna – è diventata insostenibile. Quella degli Ascot è un’attività limitata: i medici lavorano per poche ore al giorno e non tutti i giorni e nella maggior parte dei casi si prescrivono ripetizioni di terapia. Il problema, come più volte sottolineato, è alla radice: non c’è stata un’adeguata programmazione per capire quale fosse il reale fabbisogno di medici sia nel territorio che negli ospedali e poi c’è da considerare che al nostro lavoro si somma un carico burocratico pazzesco che occupa il 40% della nostra attività. Inutile che si continui a parlare di bandi e selezioni che vanno deserti. Perché accade? I neo laureati non scelgono di fare i medici di medicina generale perché sanno a che cosa dovrebbero andare incontro senza un adeguato compenso economico».

Gli Mmg sono impegnati da tempo per definire un nuovo accordo intergrativo regionale «e con le altre sigle sindacali di categoria – prosegue Satta – continuiamo a sollecitare la deburocratizzazione della nostra attività per assistere meglio i pazienti. L’attuale massimale è di 1500 pazienti per ciascun medico, ma la maggior parte supera i 1800 e il quadro è destinato a peggiorare. A marzo, ma è solo un esempio, andrà in pensione un altro medico ad Arzachena e 1600 pazienti rimarranno senza assistenza di base».

La Asl, dal canto suo, ribadisce che sta lavorando «per risolvere il problema della carenza ormai cronica di medici di medicina generale – spiega il direttore sanitario Raffaele De Fazio – alla quale si sono aggiunte delle difficoltà di natura personale di alcuni medici soprattutto nell’ambito di Palau». E poi la motivazione che ormai si conosce. «L’Ascot è lo strumento che in questo momento ci può consentire di tamponare l’emergenza – continua De Fazio –, perché i bandi per la ricerca di medici e pediatri vengono riproposti periodicamente, ma nessuno si fa avanti. Non ci sono medici disponibili ad effettuare un servizio stabile e continuativo sul territorio. Gli ambulatori straordinari di comunità dovranno perciò permetterci di mantenere attivi i servizi di base in un momento storico in cui la sanità si trova a dover fronteggiare una carenza di personale, anche di medicina generale, senza precedenti. Attiveremo altri Ascot dove emergerà il bisogno, con l’auspicio che possano esserci, nel frattempo, anche risposte positive ai bandi per l’assegnazione di incarichi di lungo periodo».

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