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Tribunale

Olbia, botte e minacce alla convivente: «Ti spacco la schiena con la scopa»

di Tiziana Simula
Olbia, botte e minacce alla convivente: «Ti spacco la schiena con la scopa»

Quarantaduenne a processo con l’accusa di averla maltrattata per dieci anni

14 febbraio 2024
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Olbia Dieci anni di vessazioni, botte e minacce di morte. In un’occasione le avrebbe puntato un coltello al collo, in un’altra, le avrebbe messo una corda al collo dicendole che l’avrebbe uccisa. «Ti spacco la schiena con la scopa, ti ammazzo», le diceva. Maltrattamenti che sarebbero avvenuti più di una volta anche in presenza del loro bambino, tanto che, un giorno, la donna, dopo un ennesimo ed estenuante litigio durato dalle 3 del pomeriggio alle 4 del mattino del giorno dopo, era riuscita a fuggire di casa e a rifugiarsi prima da un’amica e poi in un centro anti violenza.

L’uomo, 42 anni, romeno, nel giugno 2021 era stato arrestato in flagranza per maltrattamenti, dopo che lei, sfuggendo a un’aggressione, aveva chiamato il 112, barricandosi in casa fino all’arrivo dei carabinieri. Ieri nel tribunale di Tempio si sarebbe dovuto aprire il processo nei suoi confronti. Ma l’udienza è stata rinviata in quanto uno dei giudici che componevano il collegio era incompatibile in quanto aveva emesso l’ordinanza di arresto. Attualmente il 42enne, difeso dall’avvocato Rosa Cocco, è sottoposto alla misura del divieto di avvicinamento alla sua convivente. La donna è assistita dall’avvocato Claudia Rita Satta.

La Procura di Tempio lo accusa di averla maltrattata per ben dieci anni, dal 2011 al marzo 2021 e, poi, ancora dal maggio al giugno 2021, periodo in cui avevano ripreso a frequentarsi dopo la revoca del divieto di avvicinamento. Ma erano nuovamente ricominciati violenti litigi e minacce, sfociate poi nel suo arresto. A scatenare la violenza dell’uomo, come si legge nel capo d’imputazione, la gelosia. In preda agli effetti dell’alcol, schiaffeggiava la sua convivente, e le diceva che le avrebbe spaccato la schiena con la scopa, anche in presenza del figlio.

Ogni volta che riceveva un messaggio, pretendeva di sapere chi glielo avesse inviato. Tra i tanti episodi al centro del processo, quello del marzo 2021 quando era esplosa una furiosa lite che sarebbe durata tredici ore, e quello dell’8 giugno 2021, quando dopo ore di accesa discussione, nuovamente in preda agli effetti dell’alcol, l’avrebbe aggredita, danneggiandole il telefono per timore che stesse chiamando i carabinieri, ma lei era riuscita a prendere il cellulare del convivente e a chiamare il 112.

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