La Nuova Sardegna

Olbia

La sentenza

Olbia, violentata per dieci anni dal padre: condanna confermata in appello

di Tiziana Simula
Olbia, violentata per dieci anni dal padre: condanna confermata in appello

Dovrà scontare 7 anni e 6 mesi, ritenuta colpevole anche la madre: «Pur sapendo tutto non l’ha impedito»

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Olbia Violentata per dieci anni dal padre. Senza che sua madre facesse niente per impedirlo, pur sapendo tutto. Con queste gravissime accuse, marito e moglie erano stati condannati il 10 maggio 2023 dal tribunale di Tempio a 7 anni e 6 mesi di reclusione, lui, e a 3 anni e 6 mesi, lei. Per entrambi il tribunale aveva disposto la perdita della responsabilità genitoriale, l’interdizione senza limite di tempo da qualsiasi ufficio attinente la tutela, la curatela e l’amministrazione di sostegno. Ora anche la Corte d’Appello di Sassari li ritiene colpevoli: la sentenza di condanna in primo grado, oggi 16 ottobre, è stata confermata anche in secondo grado.

La vittima delle violenze aveva 9 anni quando, secondo le accuse, suo padre aveva cominciato ad abusare di lei, approfittando della sua tenera età e della condizione di inferiorità psichica. Violenze consumate tra le mura domestiche con un padre che avrebbe dovuto proteggerla e che, invece, sarebbe diventato il suo aguzzino. La madre, pur sapendo tutto, non sarebbe intervenuta per mettere fine al calvario della figlia.

Dopo il pronunciamento del tribunale di Tempio, il difensore dei coniugi, l’avvocato Angelo Merlini, aveva impugnato la sentenza di condanna. In Corte d’appello era stata riaperta l’istruttoria. Il procuratore generale aveva infatti chiesto alla Corte – presidente Maria Teresa Lupinu – che fosse risentita in aula la presunta vittima delle violenze sessuali – che oggi ha 26 anni –, ritenendo necessari dei chiarimenti sulle dichiarazioni rese quando fu sentita in incidente probatorio. La ragazza è stata risentita e ha confermato le circostanze già riferite in incidente probatorio. Un’esame, questo, decisivo sull’accertamento della responsabilità dei genitori e che ha portato alla conferma della sentenza di primo grado.

Le violenze sessuali sarebbero avvenute dal 2007 al 2017. A far scattare la denuncia furono le sue insegnanti, con cui si era confidata. Il padre avrebbe ripetutamente abusato di lei, vietandole anche di usare il cellulare per comunicare con gli altri e impedendole di uscire. La ragazza si è costituita parte civile con l’avvocata Delia Serra ed è stata seguita fin dall’inizio dal centro antiviolenza “Prospettiva donna” che l’ha sostenuta attraverso l’attività di un’equipe multidisciplinare che l’ha aiutata a rielaborare il vissuto di violenza e a riprendere in mano la propria vita.

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