Arzachena, tra canile e cure domestiche, l’impegno dei Randagi di Flora
La onlus, che si occupa di cani e gatti abbandonati, rilancia l’appello: «Serve un gattile»
Arzachena. È entrata nella stanza con un fagotto in braccio. Lì dentro, al caldo, c’era una gattina aggredita da un cane. Se l’è portata con sé per non lasciarla sola, viste le ferite riportate. «Questo siamo noi». Si è presentata così Marcellina Portas, una delle volontarie dell’associazione “I randagi di Flora” di Arzachena. Questa è una onlus che, in collaborazione con il canile comunale e con il sostegno dell’associazione tedesca Protier, manda avanti dal 2011 il lavoro svolto da Flora Norero che, insieme a Carmela Lococo, l’ha fondata. La onlus, l’unica nel territorio di Arzachena ad occuparsi di protezione di cani e gatti abbandonati, ha all’attivo circa
dieci volontar i che tengono vivo lo spirito di Flora, che nella sua vita ha curato e mantenuto a sue spese numerosi cani randagi, catalizzando attorno a sé persone spinte dal suo stesso amore per gli animali. Tra loro, Caterina Cossu, che l’associazione l’ha vista nascere: «Ho conosciuto Flora arrabbiata con le persone che abbandonavano i cani e da allora non ci siamo più lasciate».La mission L’eredità di Flora è stata quindi raccolta e oggi l’associazione è presieduta da Massimo Frasconi, affiancato dalla sorella Loredana, che con il resto dei volontari, la mandano avanti, tra impegni e difficoltà: «Oltre a collaborare con il canile comunale di Arzachena – un bel canile, che ospita circa cento cani –, accudiamo quegli animali, soprattutto i cuccioli o quelli malridotti, che lì non trovano posto». Alcuni dei volontari, cioè, “fanno gli stalli”, dandogli temporaneamente alloggio e cure in casa loro e a proprie spese: «Recentemente abbiamo trovato, chiusi in un sacco, 4 cuccioli e li abbiamo divisi tra noi per allattarli con il biberon».
I volontari sono attivi anche nel cercare a questi animali una sistemazione stabile: «Fondamentale – spiega Loredana – è l’aiuto di Protier che, oltre a trovare adozioni in Germania, ci sostiene finanziariamente». Adozioni e fondi sono due tra i maggiori ostacoli all’attività dell’associazione sul territorio: in zona, infatti, le possibilità che qualcuno adotti sono abbastanza scarse e, anche quando avviene, c’è un alto rischio di pentimento. Per quanto riguarda il sostegno economico, invece, i volontari possono contare solo su pochissime donazioni. Un altro problema è costituito dall’assenza di una clinica e di un pronto soccorso sempre aperto: il più “vicino” si trova a Olbia. L’associazione, poi, cerca di rompere convinzioni sbagliate e luoghi comuni che ruotano attorno al rapporto con gli animali e che, per esempio, si manifestano non mettendogli il microchip – qualcuno ritiene che causi infezioni – o non facendoli sterilizzare. E qui si tocca il problema più serio, alla base del randagismo.
Il gattile «Purtroppo, molte persone hanno tanti pregiudizi in materia di sterilizzazione – per esempio, si crede che i gatti non cacceranno più – e quindi si ritrovano con cucciolate indesiderate, che poi vengono abbandonate». Quelle feline sono le più problematiche «Noi sterilizziamo e rimettiamo nel luogo di origine le gatte delle colonie, provando a controllare la situazione, ma nei fatti è impossibile». Le colonie feline sono molto difficili da gestire, proprio perché le gatte che continuano ad essere abbandonate non sono sterilizzate. Per questo, dato che non si riesce a prevenire, è necessario curare: «Serve un gattile. Lo diciamo da tanti anni, ma purtroppo non ha ancora visto la luce».