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Olbia, morto il cuoco pestato a sangue durante una rapina

Olbia, morto il cuoco pestato a sangue durante una rapina

Si complica la situazione dei tre giovani già arrestati con l’accusa di tentato omicidio

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Olbia Per dieci mesi ha vissuto immobilizzato su un letto di ospedale. Miguel Angel Paez, 69 anni, argentino, non si era mai ripreso dalle conseguenze del brutale pestaggio di cui era rimasto vittima nella casa in cui abitava, in via Marche, nel febbraio scorso. Nell’ultimo periodo le sue condizioni si sono aggravate e per lui non c’è stato più niente da fare. L’ex cuoco è morto all’ospedale Giovanni Paolo II dov’era stato trasportato in condizioni gravissime il 5 febbraio scorso dopo l’allarme dato da alcuni vicini di casa che lo avevano trovato riverso a terra, con profonde ferite alla testa, dopo essere stato massacrato di botte.  Con la sua morte si aggrava la posizione dei tre giovani arrestati mesi fa, perché ritenuti gli autori dell’aggressione. In manette erano finiti Michael Brundu, Giuliano Petta e Alex Russo, tutti e tre olbiesi. I carabinieri di Olbia, su ordine del gip del tribunale di Tempio, li avevano arrestati con l’accusa di rapina e concorso in tentato omicidio. Ora la posizione degli indagati è al vaglio del pubblico ministero Noemi Mancini, che dovrà decidere – anche alla luce dei risultati dell’autopsia che dev’essere ancora eseguita – se modificare il capo di imputazione in omicidio.

 Paez viveva da tempo in città, dove occupava abusivamente l’appartamento di via Marche. Il pestaggio era stato scoperto il 5 febbraio scorso, ma era avvenuto due giorni prima, il 3 febbraio. Tre persone lo avevano colpito violentemente lasciandolo tramortito a terra. Secondo le indagini condotte dai carabinieri del reparto territoriale di Olbia, l’aggressione era avvenuta al culmine di una rapina: all’ex cuoco argentino sarebbe stato portato via un borsello con all’interno una modesta somma di denaro. Erano stati i vicini di casa a dare l’allarme dopo aver visto la porta di casa spalancata. L’uomo era stato trasportato in ospedale in gravissime condizioni, con profonde ferite alla testa e diverse costole fratturate. Lesioni che si sono poi rivelate ancora più gravi, tanto che l’uomo, da allora, non ha mai lasciato l’ospedale, e non si è mosso più autonomamente, vivendo per dieci mesi allettato.  Da subito le indagini si erano concentrate tra la cerchia di persone che l’uomo frequentava e che sicuramente sapevano dove Paez abitava. Gli investigatori avevano passato al setaccio le numerose immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona, fondamentali per risalire agli autori del pestaggio e per avere conferme sulle persone sospettate. Elementi importanti erano emersi anche dalle analisi tecniche svolte sui reperti raccolti nell’abitazione della vittima dai carabinieri del Ris di Cagliari, nel sopralluogo del 13 febbraio scorso.

La meticolosa attività investigativa era arrivata a una svolta il 6 settembre scorso, quando i carabinieri, su ordine del gip del tribunale di Tempio, avevano arrestato con l’accusa di rapina e concorso in tentato omicidio Michael Brundu, Giuliano Petta e Alex Russo. Due dei tre arrestati sono già noti alle cronache giudiziarie. Michael Brundu era finito in carcere l’anno scorso a Tortolì, insieme a un amico, con l’accusa di sequestro di persona di una minorenne ogliastrina. Giuliano Petta, invece, sempre l’anno scorso era rimasto coinvolto in un’inchiesta su un’organizzazione criminale dedita al traffico di droga e di armi. Ora per i tre olbiesi – difesi rispettivamente dagli avvocati Adriano Catte, Immacolata Natale e Cristina Cherchi – il quadro accusatorio potrebbe diventare notevolmente più pesante, soprattutto se l’autopsia dovesse accertare che la morte dell’uomo è conseguenza delle lesioni subite.

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