Quaranta imbarcazioni bruciate nel cantiere: ai periti il compito di stabilire le cause del rogo
Sono cinque gli iscritti nel registro degli indagati per l’incendio alla Nautica Acqua di Cala Saccaia
Olbia L’inferno di fuoco a Cala Saccaia era divampato nel primo pomeriggio del 22 aprile. Le fiamme avevano incenerito il cantiere Nautica Acqua divorando una quarantina di imbarcazioni che si trovavano all’interno: yacht, gommoni e super motoscafi di marchi piuttosto importanti che sarebbero dovuti essere consegnati ai proprietari in vista della stagione estiva. Un incendio disastroso, con un danno di centinaia di milioni di euro. Per stabilire le cause del rogo divampato nel cantiere di via Madagascar – fondato nel 2012 da Raffaele Virdis e dal Gruppo Gaias – e individuare da dove sono partite le fiamme e perché, la Procura di Tempio ha disposto degli accertamenti tecnici. Ieri 2 luglio in Procura, la pm Claudia Manconi che sta coordinando le indagini, ha conferito l’incarico per l’accertamento tecnico irripetibile all’ingegnere di Cagliari Antonio Angelo Porcu e al collega di Genova, Federico Sommella.
I consulenti nominati dalla Procura di Tempio dovranno svolgere accertamenti sia nel capannone del cantiere nautico per individuare il punto di innesco, che su un’imbarcazione della Maori da cui sembrerebbe avere avuto origine l’incendio. In particolare dovranno verificare se nella grande struttura di Cala Saccaia ci siano state violazioni alla normativa antincendio (certificazioni, dotazioni di sicurezza, conformità dell’impianto elettrico). In merito all’imbarcazione della Maori – o meglio, di quel poco che è rimasto, e che si trova sotto sequestro, così come il capannone – i consulenti dovranno accertare l’eventuale presenza di anomalie riferite sia alla fase di progettazione, che a quelle di realizzazione, collaudo e manutenzione. Considerato che le fiamme hanno praticamente divorato quasi tutto il natante rendendo difficile la perizia, la Procura ha disposto che le verifiche possano essere eseguite anche attraverso la comparazione con altre imbarcazioni della stessa marca e modello.
Sono cinque le persone iscritte nel registro degli indagati per l’incendio alla Nautica acqua: il legale rappresentante Stefano Gaias, difeso dall’avvocato Stefano Oggiano, i dipendenti Salvatorica Fodde e Raffaele Virdis, assistiti dall’avvocato Alberto Berardi dello studio Pinelli, di Padova, Federico Azara, legale rappresentante di Maori, difeso dagli avvocati Sebastiano Giaquinto del foro di Napoli e Giampaolo Murrighile. A loro viene contestato l’incendio colposo. Il quinto indagato è Alessandro Idini, che aveva eseguito un intervento di manutenzione nella barca, a cui la Procura contesta il falso. È difeso dall’avvocato Marco Petitta. Le operazioni di affidamento delle consulenze tecniche si sono concluse nel pomeriggio alla presenza dei difensori, dei consulenti di parte e degli avvocati delle parti offese, ovvero i proprietari delle imbarcazioni distrutte nell’incendio: sono 31 le persone danneggiate, tra privati e legali rappresentanti di società di charter nautico che hanno perso anche cinque imbarcazioni. Tra i danneggiati l’ex presidente del Coni, Giovanni Malagò e Tommaso Cavalli, figlio di Roberto Cavalli. Oggi pomeriggio, intanto, su delega della Procura, i vigili del fuoco sono ritornati in via Madagascar e hanno eseguito un sorvolo con i droni nel capannone per verificare lo stato dei luoghi. Il cantiere nautico ha infatti riportato gravissimi danni strutturali. Gli accertamenti da parte dei consulenti della Procura inizieranno solo dopo che saranno completate le verifiche da parte dei vigili del fuoco.