La Nuova Sardegna

Olbia

La sentenza

Ciclista travolto e ucciso ad Arzachena: condannato il conducente dell’auto

Ciclista travolto e ucciso ad Arzachena: condannato il conducente dell’auto

Nel 2013 Bruno Meloni morì nello scontro con una Bmw mentre in sella alla sua bici seguiva una gara da amatore

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Arzachena Dodici anni fa, la tragedia durante i campionati europei master di ciclismo. Il 15 giugno 2013 Bruno Meloni, 66 anni, di Sassari, morì nello scontro con una Bmw mentre in sella alla sua bicicletta seguiva da amatore (non era iscritto alla gara) la tappa di Arzachena dei campionati europei master. L’incidente mortale avvenne sulla provinciale 14, all’incrocio delle strade che portano ad Aglientu, Tempio e Sant’Antonio di Gallura. L’automobilista percorreva la strada statale 427 in direzione Arzachena- Sant’Antonio di Gallura, mentre il cicloamatore, dalla provinciale 14, si stava immettendo sulla statale 427. Per la sua morte erano finiti a processo in quattro: il conducente dell’auto e gli organizzatori della gara ciclistica. Ieri, 14 luglio, la sentenza emessa dalla giudice del tribunale di Tempio Silvia Campesi. Che ha condannato il conducente della macchina Michele Deiana, di Arzachena, difeso dagli avvocati Rino Cudoni e Luigi Esposito, a 8 mesi di reclusione e alla sospensione della patente per quattro anni.

Assolti “per non aver commesso il fatto” l’organizzatore della gara ciclistica Stefano Pilato, difeso dall’avvocato Jacopo Merlini e Nuri Venturelli del Foro di Roma (legale della Federazione ciclistica italiana), il direttore di gara Antonio Camboni e il vice Lucio Arru, di Olbia, difesi dall’avvocato Nuri Venturelli. La famiglia di Bruno Meloni era costituita parte civile con l’avvocato Fabio Musilli. I quattro erano accusati, in concorso tra loro, di omicidio colposo per la morte del ciclista sassarese: l’autista della Bmw per non aver rallentato la marcia in prossimità dell’incrocio, e l’organizzazione, per non aver presidiato gli incroci nel circuito di gara. Ma i difensori degli organizzatori della gara ciclistica sono riusciti a dimostrare di non aver avuto nessuna responsabilità per quanto accaduto in quanto spettava ad altri l’onere di dare attuazione al provvedimento della Prefettura che incaricava gli enti preposti al controllo della viabilità L’organizzazione sarebbe dovuta intervenire solo in via sussidiaria con le motostaffette. I difensori hanno fatto leva proprio sull’ordinanza del Prefetto. Argomentazione condivisa dalla giudice. Che li ha assolti.

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