La Nuova Sardegna

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Mitilicoltura

Olbia, luci e ombre sugli stabulari: «Meno cozze ma alta qualità»

di Dario Budroni
Olbia, luci e ombre sugli stabulari: «Meno cozze ma alta qualità»

La stagione verso il capolinea. Raffaele Bigi: «Novellame in aumento»

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Olbia Luci e ombre sugli stabulari. La stagione è andata: si potevano mettere insieme numeri ben più importanti, ma almeno si stanno gettando le basi di un’annata sicuramente più ricca. Raffaele Bigi, presidente del Consorzio dei molluschicoltori olbiesi, tira le somme di una estate che si avvia verso il capolinea. «Come in tutto il Mediterraneo, anche a Olbia abbiamo dovuto fare i conti con il calo della produzione – dice subito Bigi –. In generale si parla di una perdita di prodotto anche del 50 per cento. La cosa positiva, invece, è che la qualità delle nostre cozze è stata comunque eccellente. Inoltre abbiamo già un bel po’ di novellame in vista del prossimo anno. Questo ci fa ben sperare». La molluschicoltura è come l’agricoltura: quasi tutto dipende dall’ambiente, da ciò che accade nel mare e nell’aria. Per questo anche il golfo di Olbia ha risentito delle poco piacevoli condizioni dell’estate 2024, quando le alte temperature avevano ucciso una parte importante di novellame. Di conseguenza, quest’anno sono state raccolte molte meno cozze. «In qualche modo, comunque, siamo riusciti a chiudere la stagione – dice però il presidente Raffaele Bigi –. Da altre parti è andata addirittura peggio. In alcune località della costa adriatica avevano terminato il prodotto già ai primi di giugno».

La situazione. Per far quadrare i conti, sulla base del calo della produzione, i mitilicoltori olbiesi sono stati costretti ad aumentare i prezzi. Se prima un chilo di cozze costava 4 o 4,5 euro al chilo, quest’anno si è saliti anche fino a quota 7. «Purtroppo non abbiamo avuto scelta – spiega il presidente del consorzio del golfo –. Dobbiamo chiudere il bilancio annuale, pagare i dipendenti e coprire una attività che non è certamente soltanto estiva ma che dura tutto l’anno». Allo stesso tempo, la qualità del prodotto è stata piuttosto alta. «Le nostre cozze piacciono e la richiesta è sempre molto alta – sottolinea Raffaele Bigi –. Inoltre, almeno fino a questo momento, madre natura ci ha dato una bella mano. Abbiamo avuto numerose giornate di vento: il “San Maestrale”, come lo chiamiamo noi, ha contribuito all’ossigenazione e al ricambio dell’acqua. Questo è servito a mantenere il prodotto vivo, senza particolari situazioni di stress come in passato, e a garantire anche una notevole presenza di novellame in vista del prossimo anno». Non solo cozze, comunque. Da alcuni anni nel golfo olbiese è stato strutturato l’allevamento delle ostriche e i risultati sono sempre più soddisfacenti. «È un mercato in grande crescita, sia a livello nazionale che internazionale – commenta Bigi –. Basti pensare che riceviamo richieste anche dalla Francia, da sempre considerata la patria delle ostriche».

Cooperative sole.  Discorso produzione a parte, l’ultracentenario comparto della molluschicoltura viene da un periodo di forte tensione sia con l’amministrazione comunale che con l’Autorità portuale. Tutto ruota attorno al futuro del golfo. «Purtroppo riscontriamo un disinteresse assoluto nei confronti di quello che è l’equilibrio naturale del nostro golfo – dice Bigi –. È considerato come uno spazio fisico dove ci si può fare qualsiasi cosa, ma il suo destino non può essere quello di una piscina piastrellata. Noi non siamo un ostacolo alla cantieristica e alla nautica, ma serve un limite, non si può andare sempre oltre. La natura, alla fine, presenta sempre il conto». Poi c’è la questione dragaggi. «Non siamo contrari, lo abbiamo sempre detto – conclude Bigi –. Però serve progettare uno s viluppo equilibrato del porto, che è già al suo massimo. Anche in questo caso, non possiamo andare oltre. So che i traghetti stanno diventando sempre più grandi, ma il golfo di Olbia è questo, non si può cambiare, non si può stravolgere».

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