La Nuova Sardegna

Olbia

Il femminicidio

Cinzia Pinna uccisa in soggiorno, il corpo spostato sul divano e poi nascosto nel vigneto. Si cercano i complici di Ragnedda

Cinzia Pinna uccisa in soggiorno, il corpo spostato sul divano e poi nascosto nel vigneto. Si cercano i complici di Ragnedda

Le ipotesi degli inquirenti dovranno trovare riscontro nei risultati degli esami del Ris e nell’autopsia

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Palau Cinzia Pinna è stata uccisa all’interno dello stazzo di Conca Entosa, probabilmente nel soggiorno, e il suo corpo insanguinato spostato sul divano. Quel divano che Emanuele Ragnedda ha cercato maldestramente di ripulire, mettendo a lavare – lui o forse altri? – le fodere, sulle quali, però, è rimasto un evidente alone. Il divano è stato anche spostato e lasciato davanti all’ingresso.

«Mi ha minacciato con un coltello e io ho avuto paura, non ho capito più niente e ho sparato». Più di un colpo sparato frontalmente, avrebbe detto. È la versione che il 41enne ha reso nella sua lunga confessione al procuratore Gregorio Capasso e alla sostituta Noemi Mancini nella caserma dei carabinieri,  mercoledì 24 settembre.

La donna, secondo il suo racconto, sarebbe stata uccisa al culmine di una violenta lite che sarebbe stata scatenata da strani discorsi fatti dalla donna che parlava di demoni. Erano nel soggiorno e stavano mangiando e bevendo – sul tavolo sono state ritrovate dai carabinieri del Ris diverse bottiglie di vino vuote e tracce di cocaina – e lei, a un certo punto, avrebbe afferrato il coltello minacciandolo. Una versione che, ovviamente, è al vaglio degli inquirenti che cercano riscontri alla sua confessione.

Le attività di indagine svolte dai carabinieri, al comando del tenente colonnello Nicola Pilia, e coordinate dalla Procura, puntano a ricostruire ogni dettaglio di quella notte e a fare luce sul perché l’uomo abbia ucciso Cinzia Pinna, nascosta poi dal suo assassino nel vigneto, ma anche a verificare se altre persone possano aver avuto un ruolo nel delitto, aiutando l’imprenditore in qualche maniera. È difficile che abbia fatto tutto da solo.

Una delle ipotesi più accreditate è che la lite sia scoppiata dopo un rifiuto della ragazza a un approccio di natura sessuale da parte dell’uomo, ma al momento non ci sono conferme. Risposte arriveranno dai rilievi eseguiti nello stazzo dai carabinieri del Ris che hanno repertato e sequestrato materiale utile alle indagini. Altre risposte arriveranno dall’autopsia che chiarirà a che ora di quella notte di follia la 33enne è stata uccisa, quanti sono stati i colpi esplosi contro di lei, a quale distanza e se sul suo corpo ci siano segni di violenza.

La salma si trova ora all’istituto di medicina legale di Sassari dove sarà eseguito l’esame autoptico, che non è stato ancora fissato. Questo pomeriggio 26 settembre si terrà, invece, l’udienza di convalida del fermo di Emanuele Ragnedda davanti alla gip del tribunale di Tempio, Marcella Pinna. L’uomo è difeso dall’avvocato Luca Montella. I familiari della giovane vittima hanno nominato gli avvocati Antonella e Nino Cuccureddu. Ragnedda è accusato di omicidio volontario aggravato dall’uso di un’arma da sparo e occultamento di cadavere. (t.s.) 

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