Olbia Lo skipper Giovanni Marchionni non è morto a causa dell’assunzione di stupefacenti, né da intossicazione da psicofarmaci. A escluderlo sono gli esiti di una parte degli esami tossicologici eseguiti sui tessuti molli prelevati dal corpo della vittima. L’altra parte degli esami tossicologici dovrà accertare l’eventuale presenza di acido solfidrico, gas tossico che potrebbe aver causato la morte dello skipper 21enne di Bacoli, trovato privo di vita l’8 agosto scorso a bordo di un lussuoso motoscafo ormeggiato a Portisco. In questo caso gli accertamenti sono stati demandati a un laboratorio specialistico di Catania e cominceranno il 19 novembre.
Si cerca, dunque, la prova di un’eventuale intossicazione da acido solfidrico. Un esito, a questo punto, determinante per conoscere le cause della morte considerato che l’esame autoptico eseguito sul corpo del giovane skipper campano non aveva chiarito i motivi del decesso. Gli accertamenti eseguiti a bordo dello yacht – ben tre, nel giro di tre settimane, le verifiche eseguite dal consulente nominato dalla Procura sul funzionamento delle batterie – aveva escluso la presenza di monossido di carbonio e segnalato la presenza di acido solfidrico al di sotto dei limiti di soglia.
È la tarda mattinata dell’8 agosto scorso quando Giovanni Marchionni viene ritrovato morto su uno dei letti della cabina marinaio, a prua del motoscafo d’alto mare del cantiere nautico Fiart, ormeggiato al molo 7 della Marina di Portisco. Sono stati gli stessi proprietari dell’imbarcazione a rendersi conto che il 21enne non respirava più. Al porto turistico, uno dei più importanti della Sardegna, si precipitano la polizia, le ambulanze del 118 e i camion dei vigili del fuoco. Il medico legale constata il decesso ed esclude qualsiasi segno di violenza. La Procura di Tempio apre un fascicolo a carico di ignoti per omicidio colposo, e dà il via a tutti gli accertamenti necessari per individuare le cause della morte del 21enne: sia quelli tecnici sull’imbarcazione sotto sequestro, sia quelli relativi all’autopsia, incentrati ora sugli esami tossicologici. La famiglia dello skipper è assistita da Gabriele Satta e Maurizio Capozzo, l’armatrice, Annalaura di Luggo, manager e consigliere delegato del cantiere Fiart Mare di Bacoli (che al momento non risulta indagata), da Giampaolo Murrighile e Sebastiano Giaquinto. (t.s.)