A uccidere Rosa Bechere sarebbe stato un potente sedativo
Già ripartita l’inchiesta per omicidio ora condotta dalla Procura generale
Olbia Inutile cercare tracce di sangue, perché potrebbero essere state le dosi massicce di benzodiazepine, potente sedativo, a uccidere Rosa Bechere il 25 novembre di tre anni fa. Dalle carte dell’inchiesta per omicidio appena riaperta dalla Procura generale della Repubblica – il decreto di avocazione è del 5 novembre scorso – emerge un quadro inquietante del giallo di via Petta, storiaccia noir che ha per vittima una povera donna di 60 anni, invalida, scomparsa dalla sua casa e probabilmente uccisa, di cui non è mai stato trovato il cadavere.
Il quadro dell’indagine porta con decisione a una conclusione: Rosa Bechere non è semplicemente scomparsa né si è suicidata, piuttosto è stata uccisa. Conclusione a cui peraltro era già arrivata la Procura di Tempio, che però non è riuscita a chiudere l’inchiesta. Adesso le carte sono sul tavolo del procuratore generale Luigi Patronaggio e del sostituto Alessandro Cossu, che si sono messi subito al lavoro per ricucire il filo di una vicenda che stava rischiando di sprofondare inesorabilmente nel dimenticatoio.
Per la scomparsa della donna da tre anni sono indagate due persone: Maria Giovanna Meloni (olbiese di 45 anni ) e il compagno Giorgio Beccu (52 anni, di Berchidda). Entrambi sono accusati di omicidio e occultamento di cadavere, più una serie di altri reati, dalla rapina alla sottrazione della carta di credito, sempre nei confronti di Rosa Bechere. Per le accuse minori è già in corso il processo con rito abbreviato in tribunale a Tempio, per l’omicidio invece è intervenuta la Procura generale che ha avocato al suo ufficio l’inchiesta che da più di un anno era ferma al palo.
(L’articolo in versione integrale sul giornale in edicola o nell’edizione digitale del 16 novembre
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