Mussolini e Terralba: la storia non è acqua passata
L’Italia è quel paese strano in cui ci vogliono 95 anni per capire che forse è il caso di revocare la cittadinanza onoraria concessa, com’era d’uso all’epoca, al duce
L’Italia è proprio un paese strano. Sempre in lotta con i fantasmi di un passato ingombrante, ossessionata dal politicamente corretto e dallo schieramento partitico come prassi del vivere, non si preoccupa di essere umanamente scorretta. L’Italia è quel Paese strano in cui si nega la cittadinanza onoraria alla senatrice a vita Liliana Segre, ultima memoria vivente dell’orrore dei lager nazisti, perché non si vuole “strumentalizzarla” sull’onda di un inutile consenso generale, e poi subito dopo la vergogna di Biella (che ha preferito omaggiare Ezio Greggio, ma l’artista ha rifiutato), cerca di rimediare concedendo l’onorificenza a tappeto, da nord a sud isole comprese.
L’Italia è quel paese strano in cui ci vogliono 95 anni per capire che forse è il caso di revocare la cittadinanza onoraria concessa, com’era d’uso all’epoca, a Benito Mussolini. Meglio tardi che mai, potremmo dire, ma un motivo deve pur esserci se questa urgenza è scattata proprio ora. La democrazia non è in pericolo, il dilemma sulla cittadinanza concessa negli anni venti non dipende da questo timore, eppure si sente l’esigenza di ribadire certe posizioni al di là delle convinzioni ideologiche.
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Alcune amministrazioni, come quella di Sarno, l’hanno revocata all’unanimità; altre invece, come Salò e Brescia, si sono opposte rifiutandosi di cancellare un fatto politico ormai storicizzato. Tra queste ultime c’è anche la giunta di Terralba, che a Mussolini, cittadino onorario del paese, proprio non vuole rinunciare. Il capogruppo di maggioranza Lobina ha dichiarato: “Sarebbe stato più appropriato revocare il documento in un altro periodo storico, non in questo. Mussolini è morto e con lui è decaduta la cittadinanza. Occorre guardare avanti uniti”.
Dire che Mussolini ormai è morto e pensare con questo dato di fatto di chiudere i ponti col carico di morte e distruzione che la sua dittatura ha portato, è un’ingenua banalizzazione della storia. Benché siano passati 75 anni dalla sua scomparsa, possiamo dire che Mussolini, con il suo stesso nome, rappresenti un simbolo molto più vasto dell’uomo: la sua personalità e il peso delle sue azioni sopravvivono la morte fisica della sua persona. L’errore sta proprio nel ritenere che il fatto storico (vent’anni di fascismo e una guerra devastante) rimanga confinato in un tempo passato e che in nessun modo possa intaccare i principi e le azioni dei viventi contemporanei; perché preservare la cittadinanza onoraria di un simbolo così negativo non fa che mantenere intatto un flusso nero di continuità tra ieri e oggi. Anzi, attualizza ciò che dovrebbe essere morto e sepolto, legandolo al comune e alla comunità in una perpetua riproposta. Il fatto storico diventa fatto circoscritto a un tempo storico ben preciso solo se si recidono gli strascichi giunti al tempo presente.
Se Terralba revocasse la cittadinanza onoraria a Mussolini non rinnegherebbe la sua storia politica, né diminuirebbe il valore dell’evento storico: soltanto compirebbe un atto dovuto, pareggiando i conti con la Storia. Diamo un peso alle parole: cittadinanza “onoraria” significa concedere un riconoscimento ufficiale a una persona che si è distinta per i suoi meriti di alto valore. Mi chiedo quale dignità potrebbe portare alla comunità annoverare tra i propri concittadini onorari un dittatore che si è distinto per deportazioni, purghe e leggi razziali; 95 anni non bastano per cancellare gli effetti di tanto male. Non è acqua passata. Si può guardare veramente avanti solo se non si ha paura di guardare indietro, se si ha il coraggio di fare i conti con la Storia, riconoscendo gli errori commessi con discernimento, ma anche con umanità.