La Nuova Sardegna

Investimenti per un'università più vicina ai giovani e meritocratica

di MASSIMO CARPINELLI
Massimo Carpinelli
Massimo Carpinelli

"La didattica digitale non deve portare a un inaridimento del rapporto docente-discente, ma a un suo arricchimento" - L'INTERVENTO

17 maggio 2020
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Si è detto che l’esperienza della pandemia si stia configurando come il più grande esperimento sociale involontario mai attuato nella storia recente. Ma, poiché a differenza di un esperimento sociale normale non sappiamo quando finirà, è fondamentale che nell’attesa si attuino misure proiettate nel futuro e in grado di modificare in meglio anche il nostro presente.

In quest’ottica nessun ambito, insieme a quello della sanità, appare più importante per il benessere del Paese di quello della Scuola e della Ricerca: un principio che il governo ha ben saputo interpretare nell’ultimo Decreto, che prevede importanti risorse per l’Università e per la Ricerca. Grazie al Ministro Manfredi avremo investimenti realmente in grado di invertire un andamento dissennato durato decenni e sotto governi di ogni colore, fatto di tagli e blocchi del turnover, con conseguente invecchiamento e depauperamento dei ricercatori italiani. La prima linea di investimenti riguarda il capitale umano: oltre ai 1600 posti già previsti per ricercatori di tipo B, ne saranno stanziati altri 4000. Il numero non solo è eloquente di per sé, ma parla chiaramente di investimento nel futuro, dato che questi ricercatori entreranno tutti a far parte del corpo docente stabile dell’Università.

Il Decreto prevede altresì 500 milioni di euro da destinare al finanziamento della ricerca, attraverso bandi competitivi. Queste non sono semplici misure di tamponamento della pandemia, emergenziali e effimere: sono riforme strutturali, che iniziano a progettare e costruire l’Università dei prossimi decenni. Ora spetta alle Università cogliere al meglio questa occasione, attuando un reclutamento trasparente e meritocratico, come quello che ho voluto per l’Ateneo di Sassari. Mai come in questi mesi abbiamo toccato con mano l’importanza della preparazione e della competenza: spero che chiunque guiderà l’Ateneo dopo di me le abbia altrettanto a cuore.

La seconda linea di investimenti affronta un problema cruciale per l’Università pubblica: il diritto allo studio, sancito dalla Costituzione, e non sempre attuato nei fatti. A causa della crisi economica indotta dalla pandemia si teme una riduzione del numero di iscritti che potrebbe toccare anche il 20%. Il Governo è intervenuto con l’ampliamento della cosiddetta no-tax area, in pratica più studenti potranno iscriversi senza pagare le tasse universitarie.

Altre misure opportune sono secondo me il sostegno alla residenzialità e la riduzione del digital divide. Molto utile sarebbe anche un bonus per l’acquisto dei materiali didattici: mi auguro che la Regione Autonoma Sardegna, sempre attenta alle esigenze degli studenti, possa fare suo questo suggerimento e investire nel bene più prezioso della nostra regione: l’intelligenza dei suoi giovani.

Il ritardo digitale è anche il riflesso del più generale divario economico e sociale tra le diverse parti del Paese, che si traduce in maggiori difficoltà per alcuni Atenei. Questo tema è particolarmente sentito dal Ministro Manfredi che ha infatti istituito un Gruppo di Lavoro, di cui faccio parte, per rilanciare le Università delle zone svantaggiate e i loro territori.

Una delle opportunità maggiori, che a Sassari abbiamo dimostrato di saper sfruttare anche in condizioni di emergenza, dovrà venire senz’altro dalla didattica digitale: con l’avvertenza che questo non porti però a un inaridimento del rapporto docente-discente, ma a un suo arricchimento. Inoltrarsi con cieco ottimismo per le vaste praterie della didattica a distanza significherebbe abdicare alla prima funzione dell’Università: la formazione dei giovani, con la parola, l’esempio, l’empatia.

*rettore Università di Sassari

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