La Nuova Sardegna

Sanità/aggressioni

L’assalto a Ittiri era facilmente prevedibile

di Eugenia Tognotti

	Un presidio di guardia medica, foto di repertorio
Un presidio di guardia medica, foto di repertorio

La presa in carico dei pazienti psichiatrici deve comprendere anche la sicurezza, sia dell’individuo in cura sia del personale sanitario

01 maggio 2023
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Ancora sotto l’impressione della tragica morte di Barbara Capovani, la psichiatra dell’Ospedale Santa Chiara di Pisa uccisa a colpi di spranga da un ex paziente, dobbiamo registrare in Sardegna, a Ittiri, un evento che fortunatamente, anche grazie all’intervento delle forze dell’ordine, non ha avuto lo stesso cruento esito.

Due sono le questioni sollevate da questo ennesimo atto di aggressione ai danni di un medico donna. La prima riguarda il fenomeno che è sotto gli occhi di tutti: l’escalation di violenza psicologica e fisica nei luoghi di primo soccorso, astanterie e ambulatori, ai danni di personale sanitario (medici, infermieri/e) al centro di aggressioni fisiche, comportamenti minacciosi o abusi verbali. Un fenomeno sconosciuto nel passato, salito prepotentemente alla ribalta della scena sanitaria negli ultimi anni. Stando agli ultimi dati forniti dal ministero della Salute sono quasi cinquemila gli episodi di violenza negli ultimi tre anni, cioè 1700 all’anno, e in 7 casi su 10 la vittima è una donna. Ci si aspettava che sortissero qualche risultato i recenti provvedimenti messi in campo per contrastare la violenza, anche attraverso l’inasprimento delle pene e il rafforzamento della vigilanza nei servizi di emergenza-urgenza, e nelle strutture psichiatriche ospedaliere e territoriali. E si contava sul fatto che il monitoraggio degli episodi di violenza da parte dell’Osservatorio nazionale portasse a proposte e misure idonee a ridurre i fattori di rischio negli ambienti più esposti, i pronto soccorso, le guardie mediche, i reparti ospedalieri, il 118, la primissima risposta del sistema ospedaliero usata talora dagli utenti come parafulmine di richieste arbitrarie.

In realtà, come ci segnalano le cronache, quasi quotidianamente, stanno diventando scenario di aggressioni e violenza fisica da parte di pazienti, familiari e amici, talora sotto l’effetto di droghe e alcol: spintoni, percosse, calci, schiaffi, accoltellamenti, graffi, morsi, lancio di oggetti contundenti, distruzione di arredi e strumenti. La violenza psicologica fa il paio con quella fisica; comportamenti incivili, mancanza di rispetto, atteggiamenti sprezzanti, intimidazioni, molestie, minacce o maltrattamenti verbali, spesso preambolo della violenza fisica nei confronti dell’operatore sanitario. Una conflittualità irragionevole, non di rado spinta da luoghi comuni e dall’enfatizzazione mediatica di casi di malasanità e dalla pretesa di esiti salvifici e miracolistici di trattamenti e cure.

La distribuzione territoriale delle aggressioni, concentrate a Napoli e nel Mezzogiorno, aiuta in qualche misura a risalire alle cause che stanno alimentando un fenomeno che si spinge al di là della violenza ordinaria sul posto di lavoro: i ritardi, le disfunzioni, le carenze organizzative, gli interminabili tempi d’attesa delle prestazioni che alimentano l’esasperazione e scatenano a volte reazioni violente da parte di pazienti o accompagnatori. Ma ciò che è successo nella tarda serata dell’altro ieri a Ittiri propone un’altra drammatica questione: l’assalto all’ospedale Alivesi - con modalità violente e minacce di morte rivolte con rancore e rabbia alla dottoressa - non ha i connotati di un’aggressione occasionale ad un operatore sanitario, ma quelli che si avvicinano ad una violenza in Psichiatria. Le problematiche e i trascorsi del soggetto - che ha lasciato una lunga scia di tracce con i trascorsi ben noti in quella comunità - esigerebbero una presa in carico da parte dei servizi di salute mentale e dipendenze patologiche - anche a beneficio dell’interessato - per tutelare il personale sanitario nei punti di primo intervento del territorio su cui non si può far ricadere il rischio di comportamenti aggressivi che sfidano le garanzie di sicurezza.

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