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Oristano

Oristano, dubbi sui lavori del nuovo carcere

di Enrico Carta
Oristano, dubbi sui lavori del nuovo carcere

Il retroscena dopo la visita del parlamentare Mauro Pili. Poco ferro nelle pareti interne e nel muro di cinta

15 aprile 2012
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ORISTANO. Un carcere con le mura di cartone? C’è qualcosa, o più di qualcosa, che non torna. Però le testimonianze, dirette e indirette, al di là delle metafore e di magari di qualche esagerazione, sembrano davvero portare in questa direzione. Chi pensa che l’apertura della nuova struttura di Massama sia prossima dovrà ricredersi, ma non solo per i già sbandierati e veritieri problemi per la gestione di fronte alla carenza di personale della polizia penitenziaria. Il vero problema, che con tutta probabilità finirà anche all’attenzione del Parlamento, è che i lavori non sarebbero stati eseguiti secondo quanto prevedeva il progetto.

Le possibili irregolarità sarebbero diverse e alquanto preoccupanti, tanto che ad accorgersene sarebbero state già numerose persone, tra operai delle ditte che si sono occupate di portare avanti l’appalto e imprenditori che in varie maniere hanno contribuito alla costruzione del carcere o di parti di esso.

Un gruppo di persone che ha segnalato tutto a sindacati e autorità competenti, proprio mentre i tecnici della commissione a cui è stato affidato dal Ministero il collaudo stanno per valutare lo stato dell’opera e la sua tanto attesa agibilità.

I problemi più grossi, che sarebbero insorti solo quando è stato portato avanti il secondo blocco dei lavori con il completamento del braccio maschile e la realizzazione del braccio femminile, riguardano le strutture murarie. Sia esterne che interne. Si pensa subito al calcestruzzo, invece le irregolarità presunte e tutte da verificare – l’interrogazione parlamentare servirà anche a questo – riguarderebbero altri aspetti. Su tutti emerge quello delle armature in ferro che si trovano all’interno delle parti prefabbricate utilizzate per edificare i muri interni del carcere.

Secondo indicazioni ben precise che saranno oggetto di approfondimento, sarebbe stata usata una quantità di ferro nettamente inferiore. Le maglie dell’armatura delle pareti, composta da reti elettrosaldate, avrebbero dovuto avere il diametro di un centimetro e una distanza di dieci centimetri per dieci. Sarebbe stato invece usata un’armatura molto meno fitta e con un diametro inferiore. Si parla di una larghezza delle magli di venti centimetri e di un diametro di appena sei millimetri.

Sul perché e se sarebbe stato commesso il clamoroso errore ancora non c’è certezza. Serviranno accertamenti accurati che verranno sicuramente effettuati per il muro di cinta. Anche su questo aspetto sono arrivate segnalazioni altrettanto preoccupanti, come quella che afferma che il diametro dei ferri della gabbia sia stato di sei millimetri inferiore a quello previsto dal progetto.

Dubbi, dunque, che ieri mattina sono emersi in maniera prepotente durante la visita del deputato Mauro Pili al vecchio carcere di piazza Manno a Oristano e poi a quella che non si è potuta effettuare a Massama per la mancanza delle chiavi.

L’esecuzione delle opere era stata divisa in due fasi. Ad aggiudicarsi l’appalto, nel 2006, era stata la ditta Intini di Bari che aveva affidato il subappalto per le parti prefabbricate alla società Rivoli di Monopoli cati.

Quando nel 2008 è iniziata la seconda parte dei lavori, la commessa della Rivoli è stata girata alla Consultecna che ha proceduto con le proprie maestranze. Ora, rifiniture e mobilie a parte, il carcere di Massama sembrerebbe ormai prossimo all’ultimazione e all’apertura, sebbene rimangano i dubbi sulla sua gestione e molte delle imprese che hanno lavorato a cottimo stiano ancora attendendo il pagamento dei lavori effettuati.

Problemi minori però rispetto a quelli strutturali prospettati, sui quali l’aula del parlamento sarà chiamata a dare un’occhiata approfondita per capire se davvero ci siano stati degli errori e in che fase dei lavori siano stati commessi.

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