La Nuova Sardegna

Oristano

La comunità Alle Sorgenti festeggia un quarto di secolo

La comunità Alle Sorgenti festeggia un quarto di secolo

MORGONGIORI. Venticinque anni al servizio degli ultimi, di quanti pagano le contraddizioni di una società che ha perso di vista la dimensione sacrale dell’uomo. Questa la Comunità Terapeutica Alle...

30 aprile 2013
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MORGONGIORI. Venticinque anni al servizio degli ultimi, di quanti pagano le contraddizioni di una società che ha perso di vista la dimensione sacrale dell’uomo. Questa la Comunità Terapeutica Alle Sorgenti, fondata il 28 aprile 1988, che domenica si è ritrovata non per un mero atto autocelebrativo, ma per interrogarsi su cosa fare per ridare la libertà a chi è stato derubato anche della speranza. Presenti all’incontro monsignor Angelo Pittau, presidente del Centro d’ascolto Madonna del Rosario, padre Salvatore Morittu, presidente di Mondo X Sardegna, il vescovo della diocesi di Ales-Terralba monsignor Giovanni Dettori e, in rappresentanza della Provincia, il vice presidente Emanuele Cera. A rappresentare la Regione, il direttore del servizio accreditamenti Marcello Tidore.

Oltre mille sono i giovani che in 25 anni sono passati nella comunità per intraprendere il percorso terapeutico che li affrancasse dalla tossicodipendenza. «Oggi viene completato dall’80 per cento dei pazienti con la comunità che, terminato il programma, si impegna per il loro reinserimento sociale», dice il fondatore della comunità don Angelo Pittau.

In tale ottica sono state create due cooperative dove i ragazzi familiarizzano per un pieno rientro nella società. «Arrivano in comunità ragazzi devastati sia nel fisico che nello spirito. Serve un lavoro capillare di prevenzione. Che è cosa ben diversa dall’informazione», aggiunge don Pittau. E le responsabilità d’un corpo sociale che ormai metabolizza anche le brutture più innominabili non sono state taciute da don Salvatore Morittu, l’apripista in Sardegna delle comunità terapeutiche, secondo il quale, il problema della tossicodipendenza è colpevolmente trascurato: «Nell’ultima campagna elettorale nessuno ne ha parlato. Ritorna d’attualità solo quando si parla delle carceri che scoppiano, visto che il 27 per cento dei detenuti è tossicodipendente». Che fare? La via da seguire la indica monsignor Dettori: «La comunità, come spazio educativo e di vita cristiana, dev’essere come una parrocchia». (t.s.)

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