La Nuova Sardegna

Oristano

Filiera corta, il Barigadu parte dal vino

Filiera corta, il Barigadu parte dal vino

La Coldiretti punta a consorziare le aziende estendendo il discorso ai derivati caseari, carne e pane

14 novembre 2013
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ULA TIRSO. Forse sono venti di cambiamento quelli che spirano sulle colline del Barigadu, dove è in atto il tentativo di dare maggiore concretezza a proclami triti e ritriti sulla valorizzazione delle produzioni locali e sull’implementazione della filiera corta. A mettere le basi ci prova la Coldiretti, che sta cercando di diffondere tra gli operatori dei settori agricolo e zootecnico la filosofia di Campagna amica, il circuito che favorisce l’incontro diretto tra l’offerta e la domanda mettendo i produttori nelle condizioni di spuntare un prezzo più congruo e consentendo ai consumatori di ottenere un risparmio del 30% su alimenti di qualità. Il primo tassello è stato messo a Ula Tirso, dove alcuni giorni fa si sono riuniti viticoltori, allevatori, amministratori, il referente del Servizio territoriale di Coldiretti, Bachisio Medde, e il responsabile di Campagna amica, Serafino Mura. Le attenzioni qui sono concentrate sugli operatori del comparto zootecnico e sui produttori di vino. In paese la produzione enologica aveva ricevuto nuovo impulso pochi anni fa attraverso il recupero di sette cantine private incentivato dal Comune con i fondi della 37. L’intento, ora, è di consorziare le aziende vitivinicole all’organizzazione di produttori che fa capo a Campagna amica e di preparare il terreno per immettere sul mercato i vini nostrani, oggi smerciati in modesti quantitativi, quando non completamente destinati all’autoconsumo. «Con un’etichetta propria il viticoltore può fare il mercato» spiega Bachisio Medde. «Ai produttori locali abbiamo spiegato che non è necessario, né sarebbe economicamente sostenibile, che ogni piccola cantina si doti dei macchinari per l’imbottigliamento: sarebbe sufficiente che si appoggiasse a una struttura del territorio già attrezzata. A quel punto il viticoltore avrebbe un vino proveniente dalle sue terre, imbottigliato in un altro stabilimento ma con un’etichetta che rimanda alla sua azienda e che può piazzare sui banchi di vendita». Il discorso di filiera sarà esteso a tutte le biodiversità agro-alimentari più importanti del Barigadu e del Guilcier, a cominciare dai derivati caseari, dai prodotti della panificazione e dalle carni. Qui s’inserisce il sistema produttivo di Samugheo, prossima tappa del percorso avviato dalla Coldiretti, che terrà una riunione in paese oggi. Qui a parlare di filiera del grano ci si va a nozze. Da un paio d’anni è in corso la coltivazione del grano Capelli, trattata nel mulino di Samugheo e impiegata nei forni locali. La carne bovina è un’altra specialità da proporre per la vendita a chilometro zero.

Maria Antonietta Cossu

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