La Nuova Sardegna

Oristano

Prodotti tipici taroccati, parte la lotta alle frodi

di Michela Cuccu

Coldiretti saluta con favore la lotta del ministero contro la pirateria alimentare Il direttore provinciale Ermanno Mazzetti: «Tuteliamo il nostro patrimonio»

14 maggio 2014
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ORISTANO. Centocinquantamila maialetti ogni settimana arrivano in Sardegna per essere macellati e confusi come sardi. In realtà la gran parte è stata allevata in Spagna, nel nord Europa e nella penisola. Non va meglio per i salumi: la quasi totalità di quelli prodotti nell’isola è realizzata con carne nazionale o estera, eppure si stima che all’anno si vendano come sardi 55 quintali fra prosciutto, salsiccia e pancetta, che in realtà, almeno per quel che riguarda la materia prima, non lo sono per niente.

Per gli agnelli, altro prodotto tipicamente “isolano”, la situazione non cambia. Oltre 500mila sono infatti i quintali di carne che viene importata nell’isola e venduta come locali, mentre, nel resto d’Italia, sarebbero centinaia di migliaia gli agnelli venduti come sardi anche se non lo sono.

E se per il pecorino romano che veniva prodotto in realtà in Romania la vicenda è nota da tempo, pochi sono i consumatori – almeno tra coloro che non leggono attentamente le etichette – a sapere che migliaia di bottiglie di Cannonau immesse sul mercato sono in realtà state imbottigliate in Veneto con vino che dalla Sardegna non è mai partito.

A questi prodotti vanno aggiunti pane e pasta, quasi tutti con farine di grano importato e il pesce, dato che il 70 per cento di quello consumato sulle nostre mense non è sardo. E poi c’è l’80 per cento della frutta e verdura importata, mentre, persino il dolce più tipo delle sagre isolane, il torrone, è fatto con miele e frutta secca spesso neppure italiana. A livello nazionale del resto, il 33 per cento dei prodotti venduti come made in Italy contengono infatti materie prime di provenienza estera, all’insaputa del consumatore.

Sono i dati contenuti in un dossier che Coldiretti ha reso noto all’indomani dell’annuncio del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, sulla prossima pubblicazione dei flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per la produzione alimentare. Per la Sardegna, le cui produzioni agro alimentari subiscono un danno fortissimo dalla cosiddetta agropirateria, pari a circa tre miliardi all’anno, potrebbe trattarsi della svolta tanto attesa. «Si annuncia un’autentica rivoluzione nella lotta contro il fenomeno delle frodi a tavola – spiega il direttore provinciale della Coldiretti, Ermanno Mazzetti –. Individuare le materie prime consentirà di tutelare e proteggere le specificità locali e le tante biodiversità sarde che rappresentano un patrimonio che è il vero motore su cui puntare per il rilancio dell’agricoltura e dell’agrozootecnia». Che l’agropirateria sia un business a molti zeri, lo confermano i dati dei sequestri effettuati dal Nas, aumentati in sette anni di quasi il 250 per cento.

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