La Nuova Sardegna

Oristano

Stagni, ritorna il rischio di tensioni e scontri

di Claudio Zoccheddu

Nervi tesi dopo la proroga delle concessioni di pesca da parte della Regione A Cabras la protesta dei pescatori esclusi dalla gestione si fa subito sentire

21 giugno 2014
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ORISTANO. La situazione degli stagni dell’Oristanese rischia di diventare di nuovo esplosiva. La proroga delle concessioni di pesca, se da una parte ha accontetato chi già era dentro, crea malcontento tra gli esclusi. Situazione tesa soprattutto a Cabras, dove c’è il maggior compendio ittico dell’siola.

«Vergogna». È questa la parola che Pietro Simbula, portavoce dei pescatori esclusi dallo stagno, ripete ossessivamente da quando è arrivata la notizia della proroga regionale alle concessioni di sfruttamento delle acque interne. «Aspettavamo che la sinistra ritornasse al governo perché eravamo convinti che volessero fare chiarezza sulle questioni dello stagno di Cabras, invece ci hanno beffato prorogando la concessione fino al 2020».

L’amarezza dei pescatori che speravano di rientrare tra le maestranze impegnate dal Consorzio Pontis è palese: «Immagino che chi ha rinnovato la concessione abbia analizzato a fondo la storia e i libri contabili di questo Consorzio – dice ancora Simbula –, allora qualcuno saprà spiegarmi com’è stato possibile rinnovare la fiducia a un gruppo dirigenziale che ha permesso che il numero dei pescatori consorziati scendesse da 500 a 120. Evidentemente la disoccupazione, e la tensione sociale che ne consegue, non sono argomenti che interessano chi governa la Regione. Eppure mi pare che i principi che animano questa parte politica siano un tantino diversi, o mi sbaglio?»

Nel calderone acceso dalla delusione cocente che ha investito il fronte dei pescatori “abusivi” ci sono tante altre cose, tutte riassunte dalla voce roca del portavoce della protesta: «Ci sono due denunce che pendono sulla testa del presidente del Consorzio, lo so perché sono stato io a inoltrale – dice ancora Simbula –, ma non ne parla nessuno e, anzi, la politica fa finta che non sia successo niente».

Le accuse diventano al vetriolo quando l’argomento di discussione tocca gli indennizzi che derivano dalle presenze dei cormorani nei mesi invernali sulle acque dello stagno: «Sarei curioso di sapere se i tecnici, e i politici, della Regione sono a conoscenza di questa vicenda. Nel caso non ne sappiano nulla, gliela spiego io: i soldi che sarebbero dovuti arrivare sotto forma di assegni familiari, proprio per indennizzare i pescatori e le loro famiglie, sono stati trattenuti dai vertici del Consorzio e non sono mai finiti nelle tasche dei pescatori. Anche questo è normale?».

Le ultime parole di Pietro Simbula risuonano come un monito, peraltro di interpretazione abbastanza semplice: «Dopo questa decisione siamo ritornati indietro nel tempo di 70 anni. Ormai non abbiamo più niente da perdere».

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