La Nuova Sardegna

Oristano

Il sistema Arborea punta sulla polenta

di Enrico Carta
Il sistema Arborea punta sulla polenta

La nuova scommessa è quella di ripercorrere la strada di altre realtà produttive di successo. È già nata una cooperativa

20 ottobre 2014
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INVIATO AD ARBOREA. I numeri – banalità – sono da record e ci fosse stato un po’ più di fresco magari sarebbero stati anche migliori. Ma quello che interessa non è l’invasione dei diecimila che ieri hanno partecipato alla Sagra della Polenta. L’edizione numero trentadue potrebbe essere lo spartiacque. Il ponte verso il futuro è il modello Arborea, già valido per tante produzioni agricole, zootecniche e lattiero casearie che ora diventerà il punto di riferimento anche per la produzione della polenta.

Il futuro. In Sardegna non esiste un mulino che macini il mais – ad Arborea viene coltivata la qualità rosso marano, ovvero il granturco –, ma è meglio dire che ancora non esiste, perché la strada ormai imboccata è quella di creare una filiera produttiva tutta targata quattro mori. Gli esempi in casa, del resto, non mancano. E infatti è avendo come punti di riferimento la cooperativa 3A, la Banca di Arborea e la Cooperativa Produttori Arborea, la linea è già tracciata. Proprio questi tre soggetti lavoreranno in sinergia con la nascente cooperativa che riunirà i produttori di mais e chi poi dovrà occuparsi della trasformazione del prodotto. Questo significherà la fine dei viaggi fuori Sardegna per i chicchi di granturco, anche se il marchio Arborea fa già bella mostra di sé nelle confezioni in vendita ieri negli stand della sagra.

La nascita di una coop. Proprio la sagra è stato il vero trampolino di lancio della nuova mossa economica del cuore produttivo della provincia e, perché no, dell’intera isola in molti settori. A spiegare cosa sta già succedendo, dopo una bella sudata per ovviare anche agli imprevisti dell’ultima ora nel giorno della sagra, è il presidente della Pro Loco, Paolo Sanneris: «Arborea sta già lavorando per creare, in sinergia con le altre forze economiche del territorio, una linea produttiva che comprenda anche la trasformazione del mais. In Sardegna non esiste un mulino che lavori il prodotto e questo è l’obiettivo finale. Intanto è già nata la cooperativa che ha come fine ultimo quello di creare la polenta con il marchio Arborea. Tra l’altro quella che già oggi è sul mercato, nasce dal mais locale ed è prodotta da un’azienda iscritta alla Campagna Amica di Coldiretti, un valore aggiunto e una garanzia in più».

I numeri. E così, mentre si guarda al futuro, si fanno anche i conti col presente. La sagra ha portato nella cittadina delle bonifiche circa diecimila persone e circa settemila di queste hanno potuto assaggiare la polenta servita in tre modi differenti: con un ragù alla campidanese, con la carne di bovino e con alcuni salumi e formaggi. È stato il frutto di due mesi di lavoro, che hanno avuto come risultato quello di mettere sul pentolone e sulla brace circa otto quintali di prodotto.

I polentari. Ad Arborea, sin dai giorni precedenti, c’erano però anche altri graditi ospiti. Erano i polentari di undici città (Altidona, Carbonesca, Castel di Tore, Domodossola, Filecchio, Guardistallo, Ivrea, Monterchi, Polverigi, Ponti, Santa Maria in Selva, San Costanzo, San Quirico di Vernio, Sermoneta, Tossignano, Varone di Riva del Garda) che aderiscono all’associazione nazionale che conta in tutto diciotto città. Qualcuna ha dovuto rinunciare all’invito, ma, anche su questo versante i numeri hanno dato ragione agli organizzatori e dalla riunione di sabato tra i delegati è arrivata anche una conferma. Alla presidenza dell’associazione naziona ci sarà ancora Bastiano Carai, originario di Montresta ma a tutti gli effetti cittadino di Arborea. «Da sempre respiro l’aria della bonifica, sono cresciuto in mezzo a questa tradizione e sono orgoglioso di portarla avanti». E dal re dei polentari non può che arrivare un consiglio su come gustarla a tavola: «È come la pasta, non c’è un modo migliore di un altro. Li consiglio tutti, ma spendo una parola per quella col sugo alla campidanese».

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