La Nuova Sardegna

Oristano

Case mobili di Is Aruttas, due assoluzioni

di Enrico Carta
Case mobili di Is Aruttas, due assoluzioni

Cabras, la procura considerava gli undici prefabbricati equiparabili ad abitazioni in muratura

23 giugno 2015
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CABRAS. Eppur si muovono. Per il giudice monocratico Antonio Enna, la questione dei prefabbricati ospitati all’interno del campeggio di Is Aruttas va conclusa con l’assoluzione dei due imputati, i responsabili della società Spinnaker, i coniugi Ginetta Carta e Gegi Corongiu. Quelle erano proprio delle case mobili, quindi la lottizzazione abusiva e i conseguenti reati derivati dalla mancanza di concessioni e autorizzazioni urbanistiche e paesaggistiche non sono mai esistiti.

Anni di processo, sequestri, sigilli, leggi modificate. Alla fine tutto si conclude, almeno per quel che riguarda il primo grado di giudizio, con l’assoluzione dei due imputati e con una battaglia legale che lascia notevoli strascichi. Il processo è figlio del blitz della Guardia Forestale, avvenuto addirittura nel 2008. In sette anni, il caso ha subito improvvise accelerazioni processuali e altrettanti rallentamenti. Per il procuratore Andrea Padalino Morichini e per il pubblico ministero Daniela Muntoni che ha curato l’udienza, le undici case prefabbricate presenti nel campeggio di Is Aruttas, non rispettavano le norme. La procura le ha sempre ritenute delle vere e proprie abitazioni, ancorate a terra e allacciate a tutti i servizi e alle opere di urbanizzazione. Questo avrebbe generato la lottizzazione abusiva di cui erano accusati i due imputati per i quali il pubblico ministero aveva chiesto, nella scorsa udienza, la condanna a un anno.

Rinviato per le arringhe difensive, il processo ha conosciuto ieri il parere assolutamente discorde degli avvocati Stefano Gabbrielli e Simone Prevete rispetto a quello dell’accusa. A lungo e non solo nell’udienza di ieri si è dibattuto sulla questione della mobilità o meno delle undici case. Il numero di ruote, due anziché quattro, l’ancoraggio a terra e una serie di altri requisiti non potevano comunque farne delle case vere e proprie. Non potevano essere paragonate ad abitazioni in muratura solamente perché si va incontro a notevoli difficoltà nel trasportarle e, venendo a mancare questo requisito, tutte le accuse sarebbero dovute cadere. Le foto, prodotte dall’accusa, non sono state ritenute sufficienti dalla difesa a dimostrare il reato, tanto più che il campeggio, in quanto attività specifica, è titolato a possedere case prefabbricate amovibili.

Per Gegi Corongiu il discorso era addirittura diverso, perché il suo ruolo nella società che gestisce il camping è assolutamente marginale rispetto a quello di Ginetta Carta. Ad ogni modo, dopo tre ore di camera di consiglio, il giudice ha pronunciato la sentenza di assoluzione. Parafrasando Galileo: «Quindi si muovono».

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