La Nuova Sardegna

Oristano

A Torangius orti urbani senza più barriere

Oggi è previsto l’ultimo incontro di formazione promosso dalla Asl con volontari e associazioni

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ORISTANO. Orti a cassone, per consentire anche ai portatori di handicap di coltivare. Sono già al lavoro, gli operai che per conto dell’Osvic, l’associazione di volontariato che si è aggiudicata il finanziamento di un apposito progetto, stanno realizzando delle piccole infrastrutture all’interno dell’area che il Comune, nel quartiere di Torangius, ha destinato agli orti sociali. Gli orti urbani, dove, gli abitanti, possono coltivare ortaggi per il consumo diretto, ma che hanno soprattutto un risvolto sociale, stimolando momenti di aggregazione, ma anche permettendo il recupero di aree all’interno della Città che altrimenti, finivano per diventare veri e propri immondezzai abusivi. Presto, negli stessi spazi, generalmente frequentati da pensionati e appassionati, ci sarà anche un gruppo di disabili a condividere passione ed esperienza. L’Osvic ha già contatti con la Asl 5 e con l’Associazione nazionale ciechi e la comunità “Il Gabbiano” che segnaleranno i nominativi dei futuri ortolani che, affiancati da personale specializzato, avranno così una ulteriore occasione di integrazione e riabilitazione.

Questo pomeriggio, intanto, sempre nell’area degli Orti sociali, si svolgerà l’ultimo incontro di un corso di formazione che, gli ortolani di Torangius hanno seguito in questi mesi. Oggi si parlerà della parte forse più affascinante dell’intero progetto, che punta, attraverso l’orticoltura sociale, a promuovere la custodia delle biodiversità locali. In altre parole, attraverso il supporto di tecnici ed esperti di associazioni e aziende che da tempo nell’isola si occupano di impedire l’estinzione di qualità di frutta e ortaggi antiche e autoctone. La tutela delle biodiversità, del resto, viene indicata dagli esperti come una forma importante per scongiurare i rischi di una carestia, se si considera che in caso di attacchi pesanti di parassiti e di virosi, anche nel passato, le produzioni delle cosiddette monocolture sono andate totalmente distrutte. L’Oristanese, del resto, è territorio ricco di biodiversità, con coltivazioni autoctone ormai molto rare ma apprezzatissime e particolarmente ricercate, come, solo per fare qualche esempio, la pera Camusina o la patata a polpa viola che si coltiva nel Montiferro. Veri e propri gioielli della natura che rischiano di scomparire per sempre.

L’incontro, aperto a tutti, con inizio alle 17,30, servirà per illustrare le tecniche di conservazione delle sementi, per poterle tramandare. Un tema, questo, molto attuale anche alla luce della lunga battaglia che il movimento ecologista sta svolgendo nei confronti del vero e proprio monopolio delle sementi da parte delle multinazionali del settore, ma anche legato alla questione degli Ogm, gli organismi geneticamente modificati sulla cui sicurezza è ancora molto vivo il dibattito a livello scientifico ma soprattutto, politico.

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