Il Mandala nel Temo: Bosa saluta i buddisti
Positivo bilancio dei monaci tibetani in Planargia: simpatico scambio con il Coro di Bosa
BOSA. Il Mandala è stato dissolto nelle acque del fiume la sera di domenica 25, in una cerimonia iniziata nel pomeriggio nella sede della Olistica Miva nel centro storico di Bosa, e conclusasi sulla sponda destra del Temo al tramontare del sole, alla presenza di un folto gruppo di partecipanti e curiosi. Un incontro, quello con la cultura e la spiritualità buddista, che ha riscosso non poco successo.
«In tanti sono arrivati dai quattro capi dell’isola. Soprattutto giovani, un fatto su cui dobbiamo riflettere perché si trattava di persone non curiose ma interessate al misticismo e alla spiritualità», commenta Raffaella Stellione, per diversi anni alla guida dell’associazione che ha accolto i monaci tibetani in trasferta in Sardegna, oggi guidata da Silvia Rosi. «Il Mandala è una composizione artistica e mistica, realizzata con polvere di marmo colorata.
Ogni pomeriggio i monaci procedevano alla sua creazione, fino ad ottenere un disegno circolare, che alla fine viene dissolto e gettato in acqua» racconta Raffaella Stellione. Una cerimonia a cui hanno partecipato in tanti, prima della partenza dei monaci. Arrivati a Bosa dopo i contatti presi da Simona Bocchi, direttrice dell’associazione Himalayan Cultural Centre in Italia, con la Olistica Miva, per l’unica tappa in Sardegna.
Ringrazia tutti Raffaella Stellione: «Quanti con la loro presenza hanno dato valore al Mandala» tra organizzatori, accompagnatori, danzatori e due residenti che hanno messo a disposizione la propria abitazione per l’accoglienza dei religiosi buddisti.
«Ho seguito vari Mantra e funzioni partecipando attivamente, anche perché questi riti emanano un’energia positiva» racconta Anna Maria Ruggiu, che ha scattato qualche foto della dissoluzione del Mandala nelle acque del Temo. «Credo che questi incontri, tra l’altro con persone umili, semplici, povere, non possano che arricchire il mio bagaglio di fede» il pensiero di Anna Maria Ruggiu. In tanti a Bosa, nelle passeggiate dei monaci per le vie cittadine, incuriositi, si sono voluti fermare per un saluto. Ma la presenza dei monaci tibetani ha avuto anche un intermezzo di scambio musicale.
«Ce li siamo visti entrare nella nostra sede di via Santa Croce l’altra sera», racconta Giovanni Carta, presidente dell’associazione culturale Coro di Bosa. «Ne è nato un mix curioso e interessante, perché loro hanno intonato un Mantra e noi abbiamo seguito quelle note con la nostra caratterizzazione musicale “a traggiu,” solo con la voce senza parole. La traduttrice ci ha poi detto che gli è piaciuto il nostro canto e si sarebbero ricordati con grande piacere della serata».(al.fa.)