La Nuova Sardegna

Oristano

Musei minori a rischio, tutti i timori delle coop

di Michela Cuccu
Musei minori a rischio, tutti i timori delle coop

La Regione deve ancora assegnare i fondi per l’ultima parte dell’anno Nessun pericolo per Oristano: il Comune pronto a integrare la quota pubblica

12 novembre 2015
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ORISTANO. Quasi una corsa contro il tempo per scongiurare il rischio di chiusura di musei e monumenti archeologici. Come in tutto la Sardegna, infatti, i Comuni, che sono i titolari dei siti e le cooperative che li hanno in gestione rischiano di non ricevere la tranche finale del finanziamento regionale che garantisce il mantenimento delle strutture, compresi manutenzione e apertura al pubblico. In totale sono 2milioni di euro che la giunta regionale sta cercando di reperire, che per ogni struttura, si traduce in media nel 15 per cento del finanziamento annuale, con 50mila euro per ogni società o cooperativa di gestione, senza i quali, musei e siti potrebbero trovarsi nelle condizioni di dover chiudere. Difficile riuscire ad immaginarne gli effetti, eppure i siti di Tharros o l’Antiquarium Arborense, ma anche, Santa Cristina di Paulilatino, il nuraghe Losa di Abbasanta o il museo del Tessile di Samugheo potrebbero fra qualche giorno chiudere i battenti, per mancanza di risorse. Per questo i Comuni sono in fibrillazione: spetterà infatti all’Ente locale integrare il finanziamento, nel caso la Regione non onori il contratto. Spiega infatti Susanna Naitza, responsabile legale della Cooperativa La memoria storica che in città gestisce l’Antiquarium ed altri siti monumentali. «Senza finanziamenti non possiamo pagare gli stipendi. Certo, questa è un’ipotesi estrema che potrebbe però verificarsi nel caso dei Comuni più piccoli i cui bilanci sono molto limitati. A Oristano, invece, questo non dovrebbe accadere. Il sindaco, Guido Tendas, conferma che«quei fondi vanno reperiti, assolutamente – dice – anche se dalla Regione ci stanno arrivando rassicurazioni sull’intera copertura del finanziamento, il nostro Comune è pronto ad attivarsi per intervenire con propri fondi. Del resto, abbiamo firmato un contratto con la Cooperativa ma soprattutto, non possiamo permetterci il lusso di interrompere un servizio così importante».

La situazione è più complicata nei centri minori, dove invece, la chiusura dei siti, anche se per pochi giorni, è possibile. L’area archeologica del pozzo sacro di Santa Cristina, a Paulilatino, ad esempio, è uno dei siti che potrebbero chiudere i battenti. «Il Comune non ha il fondi per intervenire – dice Massimo Muscas, presidente della cooperativa Archeotur – considerato che quella parte del finanziamento che verrebbe a mancare, per noi è assolutamente vitale. Ma chiudere sarebbe il colmo, soprattutto per un sito come Santa Cristina, visitato ogni anno da 40mila persone». Nessuna ipotesi, invece, per Tharros: ieri mattina, infatti, il sindaco di Cabras, Cristiano Carrus, non era in ufficio e neppure reperibile al telefono. Ad Abbasanta, dove a rischio di chiusura c’è il nuraghe Losa, la preoccupazione è fortissima. «Non sappiamo se il Comune sia in grado di sostituirsi alla Regione – dice Patrizia Carta della cooperativa Archeotour – chiudere il nuraghe che viene visitato ogni anno da 20mila turisti sarebbe come sbattere la porta in faccia a tutti. Questa per noi è una situazione difficilissima: con quei finanziamenti dobbiamo far fronte a tutte le spese, non solo gli stipendi ma anche la manutenzione del sito».

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