La Nuova Sardegna

Oristano

Cura da 51mila euro per l’organo

Cura da 51mila euro per l’organo

Abbasanta, l’antico strumento sarà restaurato a Segariu. Fondi Cei e comunali

28 settembre 2016
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ABBASANTA. L’antico organo a canne della chiesa parrocchiale ha preso la strada per Segariu. Lo strumento sarà restaurato in un laboratorio specializzato del centro campidanese, dove resterà per circa un anno. Per trovare la copertura finanziaria dell’oneroso intervento la Parrocchia ha chiesto e ottenuto il cofinanziamento del Comune. La somma che spenderanno le due istituzioni locali ammonta a 57mila euro, 21mila dei quali garantiti dalla Conferenza episcopale italiana. L’amministrazione civica ha invece dato la disponibilità a versarne 30mila. Il contributo pubblico tuttavia non sarà erogato in un’ unica soluzione ma nell’arco di due annualità: diecimila saranno attinti dai fondi dell’esercizio finanziario corrente e 20.000 dal bilancio di previsione 2017. «Coerentemente con il programma di mandato quest’ amministrazione intende sostenere le attività culturali finalizzate alla promozione delle tradizioni, della storia e delle particolarità artistiche ed etnolinguistiche svolte nel territorio», spiega la giunta nella delibera che dispone la concessione del contributo straordinario recentemente approvato anche in consiglio comunale. È evidente la volontà di concorrere al recupero di un bene di particolare pregio storico e artistico che costituisce un patrimonio culturale appartenente a tutta la comunità e che merita di essere adeguatamente valorizzato, è l’opinione dell’esecutivo. L’organo realizzato da Carlo Aletti nel 1880 era stato sistemato sin da subito nella parete retrostante dell’altare maggiore della chiesa di Santa Caterina d’Alessandria. «Nel 1956 fu sottoposto a un restauro ma esattamente non sappiamo dopo quanto tempo fu dismesso, certo è che non viene utilizzato da almeno qualche decennio», ha raccontato il parroco don Mario Cuscusa, che motivando i tempi lunghi del nuovo trattamento ha svelato anche una curiosità. «Lo stesso laboratorio cui ci siamo rivolti si sta occupando dell’organo del santuario della Madonna di Bonaria. Questo fu realizzato dalla medesima casa lombarda che costruì l’organo a canne di Abbasanta e i lavori procederanno di pari passo per mettere a confronto le singole sezioni dei due manufatti». Centotrentasei anni dopo il restauro permetterà di riportare l’ imponente strumento musicale all’originaria bellezza ma anche di restituirlo alla sua antica funzione e di utilizzarlo per celebrazioni e concerti. (mac)

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