La Nuova Sardegna

Oristano

Farmaci alle mucche per indurre l’aborto, finisce dal giudice

Farmaci alle mucche per indurre l’aborto, finisce dal giudice

MARRUBIU. Forse un dispetto per questioni legate al rapporto di lavoro. Può essere questo il motivo che avrebbe spinto Giuseppe Cicu a compiere quel gesto per cui ora viene processato. Di fronte al...

18 ottobre 2016
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MARRUBIU. Forse un dispetto per questioni legate al rapporto di lavoro. Può essere questo il motivo che avrebbe spinto Giuseppe Cicu a compiere quel gesto per cui ora viene processato. Di fronte al giudice monocratico Enrica Marson, il pubblico ministero Ivan Sanna lo accusa di maltrattamento di animali per un caso un po’ particolare e basato su una serie di indizi e di riscontri di tipo scientifico.

Avrebbe infatti somministrato un farmaco particolare a otto mucche dell’azienda per la quale lavorava in modo da indurre l’aborto e creare così un danno al suo datore di lavoro con cui da tempo i rapporti erano tesi. Tutto potrebbe essere iniziato nel momento in cui il titolare dell’azienda, Giorgio Sequi, aveva provveduto a richiamare il suo dipendente per questioni legate proprio al lavoro. Per provare quanto sostenuto nel capo d’imputazione, il pubblico ministero si è avvalso della consulenza di un veterinario. È stato il dottor Stefano Bua a spiegare che un fenomeno simile a quello avvenuto non poteva essere stato generato da agenti esterni, né poteva avere altre spiegazioni scientifiche. Per esclusione si arriva alla somministrazione del farmaco che avrebbe causato l’aborto per gli otto animali e il conseguente danno al datore di lavoro che si è costituito parte civile assistito dall’avvocato Enrico Meloni.

C’è però un punto su cui la difesa affidata all’avvocato Massimiliano Carta nella discussione che è fissata per febbraio. Lo stesso veterinario non ha infatti sciolto tutti i dubbi e nella sua deposizione ha detto chiaramente che la prova scientifica della somministrazione del farmaco non è certa. Un riscontro in tal senso lo si sarebbe potuto trovare entro un determinato numero di ore attraverso delle analisi che però furono fatte successivamente a quel termine. In più l’imputato ha sempre negato il fatto e affermato di non aver mai avuto contrasti con il datore di lavoro.

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