Oristano, i ricci di mare rischiano di scomparire
Dati allarmanti dell’Area marina protetta: in 10 anni presenza diminuita dal 75 per cento. Servono contromisure
ORISTANO. Il gruppo Ecosistemi costieri del Centro marino di Torregrande ci sta lavorando da tempo: sotto osservazione la presenza di Paracentrotus lividus, il riccio di mare, nelle acque lungo la costa dell'Oristanese. E sullo stato di salute degli amati ricci lavora anche l'Area marina protetta: i dati che sono emersi da uno studio effettuato nella zona sotto tutela sono allarmanti: in 10 anni la presenza di ricci è diminuita del 75 per cento. Colpa, soprattutto, del prelievo abusivo, che in gran parte sfugge ai controlli e che sfora tutti i parametri posti dalla Regione a tutela della specie. È necessario correre ai ripari. Se n’è parlato l’altra sera nel corso dell'assemblea convocata a Cabras dal sindaco Cristiano Carrus e dall’Area marina con i pescatori. Si doveva discutere della necessità di misure urgenti che salvaguardino la presenza dei ricci di mare. Se si dovesse continuare con la tendenza riscontrata dai tecnici, la sopravvivenza dei ricci di mare sarebbe a serio rischio nel giro di pochi anni.
«È stato presentato ai pescatori - spiega il sindaco Carrus - uno studio sullo stato di conservazione del riccio». Si è concordato che i pescatori nei prossimi giorni presenteranno delle proposte alla direzione dell’Area Marina «che sarà la base di confronto con gli operatori, tenendo contro degli studi presentati sullo stato di conservazione della risorsa dove emerge una sofferenza della popolazione del riccio che obbligatoriamente dovrà essere preso in considerazione dal Comune».
Il problema è però articolato: si potrà anche trovare un accordo con i pescatori professionali che limiti il prelievo, ma c’è tutta un’attività di pesca che va oltre il contingentamento che già esiste sulla quale l’attività di controllo è difficile da esercitare. In passato le forze dell’ordine hanno spesso sorpreso dei pescatori nel corso di attività fuori dalla regolamentazione prevista, ma la sensazione è che si tratti di casi sporadici. Il grosso del prelievo illegale va avanti.
L’attività autorizzata prevede la pesca di 400-500mila esemplari all’anno. Oltre questo limite fare delle stime precise è difficile se non impossibile. Di fatto i mari dell’Oristanese si sono impoveriti tremendamente e si rischia di assistere a quello che è già accaduto in altre zone dell’isola, dove l’impoverimento dei fondali ha costretto i pescatori a spostarsi in verso nuovi spazi ancora redditizi. E le contrapposizioni, anche forti, tra i pescatori oristanesi e quelli cagliaritani di qualche anno fa sono la conseguenze di questo stato di cose. La situazione potrebbe anche peggiorare.