La Nuova Sardegna

Oristano

L’astronauta immortala lo stagno di Cabras

Il famoso “becco d’anatra” della laguna nello scatto fotografico del francese Thomas Pesquet

26 gennaio 2017
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CABRAS. Gli antichi sanno sempre stupire e la loro conoscenza del mondo lascia ancora una volta senza parole. La bellezza di un luogo può essere facilmente raccontata da una fotografia, ancor più se quella fotografia è scattata da un punto di osservazione particolare. Quello dell’astronauta francese Thomas Pesquet è addirittura formidabile perché da lassù, mentre gira attorno allo terra, vede il mondo come non possiamo fare noi coi piedi inchiodati a terra.

Nell’era dei droni, il suo scatto sulla laguna di Mar ’e Pontis – 24 chilometri quadrati di estensione per una delle zone umide più grandi d’Europa che misura quanto l’isola di La Maddalena – è addirittura ancora più esclusivo. Dallo spazio immortala quello che per tutti i cabraresi è lo «stagno», ma la curiosità è che col suo click ha confermato quello che tutti hanno sempre detto. A memoria d’uomo non c’è un solo abitante lagunare che non chiami «becco d’anatra» l’ultima propaggine dello stagno prima che questo incontri il mare.

Da migliaia di chilometri di distanza, si comporta proprio come fecero tutti coloro che hanno osservato la conformazione di Mar ’e Pontis attraverso la cartografia. L’astronauta francese posta un commento alla sua foto che finisce su Facebook e su Twitter assieme alle immagini di tantissimi luoghi della terra fissate dal suo obiettivo durante la missione.

Thomas Pesquet scambia lo stagno per un lago e poi, in inglese e in francese, dice: «sembra nulla di speciale al primo sguardo, ma scorrendo tra le mie fotografie, ho realizzato che ha la forma di un’anatra». E non solo il becco, ma anche tutto il resto del corpo con quelle anse che ricurve che formano la pancia sino ad arrivare alla coda.

È la stessa anatra conosciuta da sempre dai pescatori che, giorno dopo giorno, solcano le acque dello stagno alla ricerca dei pregiatissimi muggini. Prima che le nuove generazioni si affacciassero alla vita lagunare, altri avevano dimorato a due passi da esso sin dalla preistoria. Gli antichi ritrovamenti di Cuccuru Is Arruis raccontano della vita dei primi insediamenti sul territorio baciato da tante fortune geografiche e ambientali da attirare fenici, romani, aragonesi, piemontesi. Sino a richiamare l’attenzione dell’uomo che galleggia nello spazio. Così vicino, così lontano.

Enrico Carta

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