La Nuova Sardegna

Oristano

Furia Rossa al questore: «Dissenso, non eversione»

di Enrico Carta
Furia Rossa al questore: «Dissenso, non eversione»

Il collettivo giovanile interviene sulla protesta per la chiusura di piazza Cattedrale «Non siamo al Bronx o in una favela e quello non è un messaggio anarchico»

20 febbraio 2017
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ORISTANO. «Cultura del coltello» ed «eversione». Parole, utilizzate in due momenti differenti e riferite a episodi diversi. Sono state pronunciate dal questore Francesco Di Ruberto. La prima frase è stata detta di fronte alle telecamere di Nova Televisione, la seconda nella conferenza stampa in cui lo stesso questore ha presentato il piano per la sicurezza durante la Sartiglia. Il riferimento ultimo era legato allo striscione con tanto di stella (ovviamente quella simbolo della giostra) e di scritta: «Cattedrale chiusa, gioventù esclusa».

Ai più è sembrata solo una protesta contro la decisione di chiudere alle persone lo spazio del sagrato di fronte al seminario arcivescovile, dove si radunava negli ultimi anni qualche centinaio di giovani. Alle forze dell’ordine è invece sembrato un tentativo di sovvertire l’ordine pubblico. Le reazioni non si sono fatte attendere e a prendere posizione è il collettivo giovanile Furia Rossa che smonta la teoria dello sconvolgimento dell’ordine pubblico: «La Cattedrale nei giorni della Sartiglia non è il Bronx né una favela di Salvador de Bahia. Che un ragazzo o una ragazza finiscano in coma etilico è una brutta cosa, ma non è un problema di delinquenza, bensì di responsabilità nel bere che va affrontato da medici e educatori, non dalla polizia. Fatte queste precisazioni, mettiamo in secondo piano la questione della chiusura del sagrato della Cattedrale di Oristano, perché c’è un fatto ben più grave da considerare. Il questore, dopo aver garantito che gli autori del terribile misfatto saranno individuati, si è infine lanciato in una spericolata analisi cromologica e semiotica, individuando nella scelta dei colori rosso e nero le chiare tracce della matrice anarchica del gesto e nella sottolineatura delle lettere un chiaro messaggio antiamericano».

Ma ce n’è anche per Guido Tendas che si trovava al suo fianco quando ha pronunciato quelle parole: «Evidentemente non gli provoca alcun turbamento sapere che il questore, ritiene di dover spendere risorse ed energie per ricercare gli autori di una manifestazione legittima di dissenso. Male che vada si tratta di un’affissione abusiva e questo non è un fatto grave come ha detto il questore, dato che si tratta di una contravvenzione che comporta un’ammenda che va da 51 a 309 euro. Inoltre nel caso specifico si tratta di una manifestazione di dissenso, chiaramente rientrante nell’ambito della libera manifestazione della propria opinione, e troviamo quantomeno scandaloso che un questore esprima pubblicamente la propria opinione in merito alla liceità di una manifestazione di dissenso effettuata senza ledere l’onore di chicchessia, promettendo una caccia all’uomo che non si fermerà finché non sarà raggiunto l’obiettivo. Questi proclami sono anche il segno di tempi in cui la politica è sempre più incapace di affrontare il dissenso e delega alla polizia la gestione e la repressione di ogni sua manifestazione».

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