La Nuova Sardegna

Oristano

Acrobazie da urlo e numeri da 30 e lode

di Enrico Carta
Acrobazie da urlo e numeri da 30 e lode

Esibizioni dei cavalieri cresciute di livello rispetto a domenica

01 marzo 2017
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ORISTANO. C’è sempre vita sulla terra di via Mazzini. L’energia che sprigiona manda sulla luna gli acrobati delle pariglie che domenica si erano solo presi una pausa di riflessione, prima di accendere i razzi propulsori e lanciarsi verso l’iperspazio, dove solo i migliori osano. E osano parecchio ridendo in faccia al rischio e scandendo il motto: «Il pericolo è il mio mestiere». Agli altri non resta che applaudire, lanciare urletti in stile concerto rock, farsi passare l’attimo di batticuore nel momento in cui tutti e tre i cavalieri hanno nuovamente ripreso la seduta in sella.

Domenica, come spesso acccade, i cavalieri hanno ripassato la lezione che poi hanno ripetuto a memoria nel secondo appello dell’esame che hanno superato ancora una volta con trenta e lode. Che non ci sarebbero stati paragoni con quanto visto domenica, quando il livello era stato mediamente discreto ma senza picchi di eccellenza, lo si è capito alla terza discesa. Cavalli al galoppo, cavalieri laterali in piedi con le braccia a far da sostegno al terzo compagno che vi sale sopra: signore e signori, la “piramide”. Facile come bere un bicchier d’acqua se la si guarda da dietro le transenne mentre passano sfrecciando Andrea Manias, Antonio Giandolfi e Andrea Piroddi. E mica sono i soli, perché dopo qualche minuto e diverse evoluzioni, il bis lo regalano Paolo Soddu, Furio Tocco e Rodolfo Manni.

In mezzo e dopo queste due pariglie c’è solo l’imbarazzo della scelta per i giudici chiamati a individuare le migliori dieci. La top ten delle acrobazie si riempie di alcuni “tre su tre” in piedi sulla sella col cavaliere centrale di spalle rispetto alla direzione di corsa dei destrieri. In gergo sartigliesco lo chiamano “centrale girato” parole che ben conoscono i terzetti composti da Daniele Mattu, Elisabetta Sechi e Cristian Sarais; Paolo Faedda, Luigi Iriu e Raimondo Carta; Alessandro Scanu, Danilo Casula e Michael Casula; Alberto Carta, Fabrizio Pomogranato e Claudio Tuveri.

Di “tre su tre” senza varianti è ricco il copione proposto. Col lieto fine e il voto elevato vanno a casa Ignazio Lombardi, Corrado Massidda e Frabrizio Manca; Giuseppe Frau, Peppino Pinna e Roberto Pau; Anthony Maccioni, Davide Musu e Giorgio Sanna; Stefano Garau, Stefano Spiga e Gianluca Faedda; Roberto Salaris, Franco Ledda e Paolo Rosas; Salvatore Montisci, Andrea Cossu e Mauro Puddu; Francesco Armas, Alessandro Manca e Stefano Manca; Graziano Pala, Pietro Putzulu e Andrea Cinus; Antonella Rosa, Fabio Fiori e Stefano Concu.

Potrebbe bastare così, ma che finale sarebbe senza il colpo di scena? Lo regalano alla folla ormai pronta all’ultima discesa con benedizione del Componidori, Filippo Vidili, Marco Pau e Roberto Volturo. Hanno qualcosa e più di qualcosa ancora da dire: i due laterali costruiscono le fondamenta su cui poi verrà eseguito il “ponte” col cavaliere centrale che sembra volare mentre si regge su un fianco sulle spalle dei compagni. È il trionfo, l’epilogo migliore prima dei titoli di coda e della sfilata che saluta e rende omaggio alla grande festa del carnevale. Il pubblico si affanna a chiedere in regalo una “rosetta”, le coccarde con cui si compongono le bardature dei cavalli. Ma la gioia è per pochi e allora bisogna approfittare di quel che c’è, chiamare in causa il poeta latino Catullo e rifarsi al suo celeberrimo verso «Carpe diem», «cogli l’attimo». Quello fuggente dura ovviamente un istante e si materializza di fronte a una ragazza che assiste alle pariglie pochi metri oltre il portico di Su Brocciu da cui i cavalli fanno il loro ingresso su via Mazzini. Da una bardatura si stacca una rosetta e dalle transenne spunta la ragazza. Sembra un ghepardo pronto ad azzannare la gazzella ormai esausta. Ad altri ricorda il grande Gigi Buffon, perché tra lo stupore e qualche risata si lancia in un plastico tuffo sulla sabbia per fare propria la coccarda. Distende la mano mentre scivola verso terra e la richiude solo quando ha compiuto la sua parata.

È tutto, gente. Attrus annus mellus. Come sempre.

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