La Nuova Sardegna

Oristano

Le suore in fuga dall’ospizio di Sedilo

di Maria Antonietta Cossu
Le suore in fuga dall’ospizio di Sedilo

La curia decide di far fare le valigie alle quattro sorelle che aiutavano gli ospiti del Sacro Cuore

12 settembre 2017
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SEDILO. Dopo appena un anno di servizio le suore hanno lasciato l’ospizio del Sacro Cuore. Una partenza inaspettata che ha suscitato l’ira e le proteste dei parenti di diverse persone assistite nella struttura parrocchiale. Molti di loro non si spiegano le ragioni di questa decisione, soprattutto a fronte dello sforzo compiuto dalla Diocesi per riportare a Sedilo le religiose dopo oltre sedici anni di assenza.

Nel 2016 l’ordine religioso dell’Immacolata Concezione aveva accettato di inviare quattro sue adepte affinché si occupassero della gestione del personale dipendente e dell’amministrazione della struttura socio-assistenziale. La nuova gestione sembra piacesse ai familiari degli assistiti e le parole di rammarico e la rabbia espresse da molti di loro per questa apparentemente immotivata separazione ne sarebbero la dimostrazione. Le suore hanno fatto le valige domenica, ma già ieri la notizia era di dominio pubblico. Le critiche non si sono fatte attendere neppure dai cittadini estranei alla vicenda, ma i più contrariati sono i parenti e i conoscenti stretti degli utenti, che chiedono di non lasciar andar via definitivamente le suore dal ricovero.

Quali motivazioni ci siano dietro l’interruzione di questa collaborazione non è chiaro. Molte persone accusano la Diocesi di Alghero-Bosa e l’economo incaricato dal vescovo, don Giampiero Piras, di non aver tenuto nella debita considerazione il lavoro svolto dalle religiose e i presunti segnali di disagio che le sorelle si vocifera avessero manifestato.

La natura del disagio non è nota, ma è certo che non riguarda il rapporto con gli assistiti e i loro congiunti, che hanno espresso parole di apprezzamento per il lavoro delle religiose. E di biasimo verso la Curia. «Non è giusto che se ne siano andate, nell’ultimo anno le cose hanno funzionato benissimo – ha esclamato la figlia di un’ospite –. Gli utenti erano assistiti ventiquattr’ore al giorno dalla madre superiora che era un’infermiera professionale, erano sempre attente a tutte le loro esigenze, dalle terapie sanitarie all’alimentazione».

«Nessuno ha considerato le esigenze degli anziani? Per le persone di una certa età questi cambiamenti sono dei traumi», ha commentato furioso il parente di un altro utente. Diversa è la spiegazione data dalla diocesi. «Le suore hanno presentato una lettera al vescovo chiedendo di andare via – ha riferito don Giampiero Piras, affermando di non conoscere i dettagli –. Forse non avevano personale, infatti da quattro si erano ridotte a due».

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