La Nuova Sardegna

Oristano

Perseguitava l’ex operaio condannato a tre anni per stalking

di Enrico Carta
Perseguitava l’ex operaio condannato a tre anni per stalking

Terralba. Pedinamenti, telefonate e irruzioni nella sua casa Lui nega: voleva solo chiarimenti, il giudice non gli crede

24 maggio 2018
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TERRALBA. La fine di una relazione, l’inizio di un incubo. In una parola stalking. Nel codice penale ha un altro nome, la forma e la sostanza sono però le stesse del significato della parola inglese e così arriva la condanna per un operaio di Uras, Maurizio Pasquale Tuveri, che sconterà tre anni dopo la sentenza del giudice monocratico Carla Altieri di fronte alla quale era finito il caso giudiziario. Tutto era iniziato con una relazione sentimentale che si era conclusa come nel più classico dei casi di stalking: da una parte c’è chi decide di non portare più avanti quel rapporto, dall’altra chi non si arrende e smarrisce la strada giusta. Salta il fosso della legalità e si trasforma in quell’ombra che oscura ogni momento della vita dell’ex partner.

L’imputato difeso dall’avvocato Romina Pinna ha giustificato tutto parlando di coincidenze, incontri fortuiti, semplici richieste di chiarimento della situazione o di malintesi, ma il giudice ha sposato la tesi del pubblico ministero e della parte civile rappresentata dall’avvocato Laura Onida. Sin dalla denuncia della vittima, una signora di Terralba, erano venuti allo scoperto una serie di comportamenti da parte dell’imputato che avevano cambiato radicalmente una vita sin lì tranquilla. Da quel momento in poi l’incombente ombra di Pasquale Maurizio Tuveri si affacciava in ogni angolo di vita della sua vittima.

Giorno dopo giorno, com’è stato ricordato in aula da atti e testimoni, era stata costretta a cambiare le proprie abitudini. Puntualmente il suo ex si presentava all’uscita dei luoghi in cui lavorava a Uras, dove tra l’altro avvennero alcuni episodi che destarono oltre che sospetti anche tanta paura. Il telefono squillava in continuazione e si riempiva di messaggi, ma quel che più generò preoccupazione furono le comparse inattese dentro la casa di Terralba in cui la signora viveva o i danneggiamenti della sua auto a cui furono squarciati gli pneumatici e rotti gli specchietti. C’è voluto il processo per interrompere la persecuzione. Alla condanna a tre anni si aggiungerà anche il risarcimento dei danni che sarà stabilito da un procedimento civile. Per ora c’è solo una provvisionale da tremila euro da pagare.

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