I cento anni della diga di Santa Chiara
Un convegno sull'opera che cambiò la vita di migliaia di persone
ORISTANO. Quando si parla di grandi opere è facile cadere nella trappola della retorica e iniziare a sciorinare numeri e primati, ma il convegno sui 100 anni della diga di Santa Chiara che si è tenuto sabato pomeriggio all'Hospitalis Sancti Antoni di Oristano ha evitato con successo questo pericolo. I lavori per la costruzione dello sbarramento artificiale di Santa Chiara, nel territorio di Ula Tirso, ebbero inizio nel 1918 e l'opera, alla quale lavorarono 16 mila persone e anche 400 prigionieri di guerra austriaci, fu certamente grandiosa ed ebbe vari primati, fra i quali quello di essere stata per lungo tempo la diga più alta al mondo e di aver dato origine a quello che per decenni fu il lago artificiale più grande d'Europa. Il convegno, moderato dall'ex sindaco di Sedilo, Umberto Cocco, e organizzato dall'associazione Paesaggio Gramsci e dal Comune di Ula Tirso, con il patrocinio del Comune di Oristano, si è concentrato però su un altro aspetto: l'impatto che la diga ebbe sulle persone e le comunità. Non solo quelle del Guilcer e del Barigadu, che sul lago oggi si affacciano, ma anche quelle della piana del Tirso fino a Oristano e del Terralbese.
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