La Nuova Sardegna

Oristano

Oristano, crescono i nuovi poveri: in un anno 200 in più

di Michela Cuccu
La presentazione del dossier della Caritas
La presentazione del dossier della Caritas

Presentato il rapporto diocesano sulle famiglie e sui singoli in difficoltà.  La Caritas ha assistito con regolarità nel corso del 2017 quasi 700 persone

12 ottobre 2018
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ORISTANO. Cresce la povertà e aumentano le richieste di interventi al volontariato. È un quadro allarmante quello tracciato dal Rapporto diocesano sulle povertà, presentato ieri sera dalla Caritas all’auditorium san Domenico. Dai dati raccolti ed analizzati dai giovani del servizio civile volontario e riferiti al 2017, in un anno, il numero degli assistiti dallo sportello diocesano è cresciuto di 191 unità, facendo salire gli utenti a quota 689. Considerando che la maggioranza, ben 406, vivono in famiglia e 44 in famiglie di fatto, si capisce quanto le povertà siano in allarmante crescita.

Del resto, Oristano è la provincia con il più alto tasso di disoccupazione giovanile dell’Unione europea, arrivata nel 2016 al 63,7 per cento, in sei anni quasi raddoppiata (nel 2010 si fermava al 36,7 per cento). Famiglie in forte difficoltà, dunque. Non a caso l’incontro di ieri, coordinato dal delegato regionale della Caritas, Raffaele Calita, ed al quale sono intervenuti fra gli altri, l’arcivescovo Ignazio Sanna, la direttrice della Caritas diocesana, Giovanna Lai, il prefetto Giuseppe Guetta, l’assessora comunale ai servizi sociali, Francesca Loi e Giovanni Licheri, vice presidente della cooperativa che gestisce l’Informacittà “Studio e progetto” era intitolato “La famiglia. Sfide e speranza”, proprio a sottolineare la necessità di intervenire soprattutto in favore delle famiglie.

Sono soprattutto italiani (il 71 per cento) e donne, pari al 57 per cento a rivolgersi agli sportelli della Caritas, la maggioranza (40 per cento) sposata, cui va aggiunto il 4 per cento di conviventi, mentre celibi e nubili rappresentano il 28 per cento degli assistiti. La non trascurabile percentuale di separati (14 per cento) cui vanno aggiunti il 6 per cento di divorziati, conferma come la rottura del mènage familiare sia fra le maggiori cause di forte difficoltà economica.

Spesso chi chiede aiuto non possiede una casa (il 30 per cento è in affitto e il 14,5 abita in un alloggio popolare. Alta anche la percentuale dei senza tetto (6 per cento), ma c’è pure chi ha una casa e deve pagare il mutuo (3 per cento). Soprattutto sono disoccupati (59 per cento), ma c’è anche chi ha un lavoro (16 per cento) o una pensione (12 per cento) costretto a chiedere aiuto perché non arriva alla fine del mese.

Gli assistiti dalla Caritas senza nessun reddito e che vivono di espedienti e di sussidi sociali sono 265; tantissimi, 169, hanno un reddito inferiore ai 300euro mensili. Nel variegato mondo dei bisognosi, non mancano le casalinghe (8 per cento), gli inabili al lavoro (3 per cento) e il 2 per cento sono lavoratori “in nero”.

Nella provincia sarda maglia nera per l’abbandono scolastico (oltre il 20 per cento degli studenti non porta a termine il corso di studi), anche la bassa scolarizzazione è causa di povertà: il 48 per cento degli assistiti dalla Caritas ha conseguito la licenza media inferiore e il 24,6 si è fermato a quella elementare.

È la fascia di età compresa fra 45 e 54 anni, la più rappresentata da chi si rivolge alla Caritas, pari a 197 utenti, se poi si considera che ben 155 hanno fra 55 e 64 anni, non è difficile intuire come l’impoverimento sia legato alla perdita del lavoro in età avanzata che quasi sempre si traduce in impossibilità di trovare una nuova occupazione. Molti sono anche gli anziani che chiedono aiuto: 21 hanno oltre 75 anni e 66 sono gli over 65. E fa pensare che cinque 15enni, l’anno scorso hanno bussato alla Caritas.

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