La Nuova Sardegna

Oristano

Oristano, è malata ma vive in una roulotte

Eleonora Caddeo
Oristano, è malata ma vive in una roulotte

La storia di Anna e del compagno Francesco, uniti nel dolore sotto un tetto pieno di buchi

19 novembre 2019
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ORISTANO. Una roulotte a fare da giaciglio a un amore. L’amore è quello di Francesco e Anna, che solo la morte potrà separare e che neanche le condizioni al limite dell’umano in cui vivono sono riusciti a scalfire. Niente bagno, niente luce o corrente per riscaldarsi, niente acqua, solo tante gocce che cadono dal tetto e che nelle giornate di maltempo, come quelle appena trascorse rendono la roulotte quasi una trappola, con acqua dappertutto e pannelli che si muovono a ogni raffica di vento. È una lotta per la vita, quella che sta portando avanti Francesco Fragale, cinquantenne originario di Crotone, che vive a Oristano dal 2011 e che in città è anche ufficialmente residente. Passa le giornate insieme alla sua compagna Anna, gravemente malata, in una roulotte del prolungamento di viale Repubblica, regalo che qualche anno fa gli fece un amico pur di non lasciarli senza un tetto sopra la testa.

Non è però una semplice lotta contro la malattia terribile che ha colpito la sua compagna qualche mese fa, bensì è una battaglia pacifica per poter vivere il tempo che gli resterà da trascorrere con Anna, in maniera umana e dignitosa. Il sogno è una casa in affitto e il ripristino del reddito di cittadinanza, la cui erogazione è stata interrotta a ottobre con la richiesta di un’integrazione documentale. Dovrebbe essere un semplice aggiornamento del modello Isee, un motivo apparentemente di facile risoluzione, eppure da due mesi Francesco Fragale non percepisce più il reddito di cittadinanza. La situazione del sussidio statale potrebbe risolversi presto, già stamattina, data in cui l’Inps lo ha chiamato per un incontro.

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La casa che invece la coppia sogna è quella delle scuole medie di viale Diaz, di proprietà comunale e che potrebbe essere concessa in affitto a canone agevolato. «Da settimane chiedo in Comune che mi diano quella casa – spiega –. Vivere in questa roulotte, dove piove dentro, senza luce e senza bagno non è più possibile. Ora che la mia compagna è gravemente malata abbiamo ancora più bisogno di un tetto».

È una sistemazione che risolverebbe, a eccezione di quelli di salute, tutti i problemi. «Stiamo aspettando questa casa – prosegue –. In Comune a settembre, quando sono andato a chiedere notizie, mi hanno dato 200 euro, ma che ci faccio con quei soldi? Nemmeno bastano per le medicine, Anna prende quindici pastiglie al giorno e abbiamo bisogno di una casa». Sognano un tetto che viene visto come simbolo di quel senso di umanità e di civiltà che, nonostante la condizione d’indigenza, non sembra aver abbandonato il cinquantenne calabrese. Della sua situazione si sta occupando il gruppo di volontariato Vinceziano: gli fornisce cibo, indumenti, coperte e soprattutto sostegno umano e supporto pratico. A giugno, attraverso un autofinanziamento delle socie e una raccolta fondi, Anna ha avuto le prime cure anti-tumorali, attraverso il pagamento della prima rata di 385 per il tesserino sanitario. La donna, originaria di un paese dell’est Europa, non aveva la cittadinanza italiana che ha ottenuta, per motivi umanitari, solo a seguito della scoperta della malattia.

Da dicembre, per continuare le cure, dovrà pagare la seconda rata del tesserino, e anche in questo caso, a mettersi una mano sul cuore e una in tasca, sarà l’associazione di volontariato che, lunedì scorso, è andata in Comune per parlare della situazione con l’assessora ai servizi sociali, Carmen Murru. Le volontarie attendono una risposta, mentre quella che invece viene data pubblicamente alla stampa è che nessun commento può essere fatto sulla vicenda per motivi di rispetto della privacy.

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