La Nuova Sardegna

Oristano

«Il pronto soccorso è al tracollo»

di Enrico Carta
«Il pronto soccorso è al tracollo»

Chiuso per ore per la presenza di casi sospetti. I medici chiedono la sostituzione del direttore sanitario

30 marzo 2020
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ORISTANO. La seconda volta è stata peggiore della precedente, se non altro perché il campanello d’allarme era già suonato esattamente quattordici giorni prima. Anche allora il momento nero dell’ospedale San Martino era arrivato a cavallo tra il sabato e la domenica. Così è successo ancora nelle scorse ore, nel momento in cui l’incubo si è materializzato nuovamente, nonostante le settimane di vantaggio che la struttura aveva per prepararsi all’emergenza nel caso in cui questa si fosse presentata. Invece nulla, l’Assl non è riuscita a fare in tempo e all’arrivo di sei casi sospetti di coronavirus il pronto soccorso ha dovuto chiudere le proprie porte alle visite. L’esito è che tra chi dirige l’ospedale e chi lavora dentro il San Martino si è consumata la frattura, legata ai ritardi nelle decisioni o alle mancate decisioni, tanto che l’ordine professionale dei medici, attraverso il suo presidente Antonio Sulis col sostegno di tutte le organizzazioni sindacali, ha chiesto la sostituzione immediata di Sergio Pili, direttore sanitario ad interim dell’ospedale.

Tutto questo dopo che il pronto soccorso è rimasto sbarrato per una ventina di ore in seguito all’arrivo di pazienti che presentavano sintomi di malattie respiratorie più o meno acuti. Solo su tre i sospetti sono stati confermati e nelle sale di osservazione breve questi attendono l’esito del tampone. Una paziente è poi deceduta, ma per problemi fisici pregressi, mentre gli altri due sono stati rimandati a casa. La serrata è comunque durata sino a che, attorno a mezzogiorno di ieri e al termine delle operazioni di sanificazione che hanno interessato anche il reparto di radiologia dove i sei pazienti erano transitati, la direzione Assl ha deciso la riapertura.

Sembra la fotocopia di quel che già era accaduto a metà marzo e che facilmente l’Ordine dei medici, le organizzazioni sindacali e ovviamente tutto il personale che lavora al San Martino temeva si ripetesse. La quasi normalità è stata ritrovata all’una del pomeriggio di ieri. Il pronto soccorso ha potuto riaprire le porte ad altri pazienti seppure, come ha comunicato la direttrice Priscilla Ongetta, «si tratta di un’apertura condizionata dal fatto che, finché non arriverà l’esito dei tamponi e l’eventuale trasferimento in altra struttura, l’area Covid sarà interamente occupata». Da qui l’invito a non recarsi al pronto soccorso se non per estrema urgenza, cosa che non è avvenuta qualche qualche giorno prima.

Una persona ha infatti violato la quarantena obbligatoria che stava trascorrendo dopo aver fatto rientro a Oristano da un’altra regione. In seguito a un banale infortunio domestico si è presentato al pronto soccorso e solo al termine delle visite ha riferito quel particolare del ritorno da fuori Sardegna. Concluso il turno di lavoro, i medici hanno sporto denuncia e ora, per il paziente che non aveva alcuna necessità di cure impellenti, sono in arrivo guai con la giustizia.

È un altro segnale chiaro del fatto che ci sia qualcosa che non funziona, per quanto il direttore dell’Assl, Mariano Meloni, abbia ritenuto doveroso rivolgere «un ringraziamento a tutti i nostri operatori di Pronto soccorso, 118, Medicina e gli altri reparti coinvolti, che hanno gestito e stanno gestendo questa emergenza con il massimo dell'impegno e della professionalità». Ringraziamenti non ricambiati, perché la richiesta di un immediato cambio della direzione sanitaria del San Martino è una saetta indirizzata proprio al cuore dell’Assl accusata di «inerzia».

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