La Nuova Sardegna

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prostituzione 

Operazione “Albergo diffuso”, in quattro escono dal processo

di Michela Cuccu
Operazione “Albergo diffuso”, in quattro escono dal processo

ORISTANO. Un’assoluzione e tre non luogo a procedere, al processo stralcio di una vicenda di sfruttamento della prostituzione emersa clamorosamente due anni fa. Si è concluso così, davanti alla...

05 giugno 2020
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ORISTANO. Un’assoluzione e tre non luogo a procedere, al processo stralcio di una vicenda di sfruttamento della prostituzione emersa clamorosamente due anni fa. Si è concluso così, davanti alla giudice per le udienze preliminari, Anne Cecile Pinello, il processo stralcio scaturito dall’inchiesta “Albergo diffuso” condotta dai carabinieri che, a seguito di una denuncia anonima, avevano scoperto un presunto giro di prostituzione con numerosi clienti che avveniva in sette appartamenti in via Lanusei, tutti di proprietà di un agente di polizia penitenziaria in pensione, Giovannino Sanna, 84 anni.

Dalle indagini emerse che il pensionato avrebbe affittato gli appartamenti a persone che li usavano per il sesso a pagamento. Non era il solo indagato, ma ieri sono definitivamente usciti di scena coloro che erano indicati come complici del pensionato. Il giudice ha infatti deciso per il non luogo a procedere nei confronti di Gian Mario Sanna, 51 anni, figlio di Giovannino, difeso dall’avvocato Luigi Delitala; Geane Carlos Da Silva, cittadina brasiliana di 42 anni, difesa dall’avvocato Graziano Flore, e Giuseppina Guercini, 67 anni, nata in Umbria, difesa dall’avvocato Jimmy Spiga.

Roberto Soro, 59enne di Oristano, indicato come una sorta di factotum e difeso dall’avvocato Valerio Doa, è stato invece assolto con rito abbreviato.

Dal processo era invece già uscito l’altro figlio di Giovannino Sanna, Enrico, nel frattempo deceduto. Era stato lo stesso pubblico ministero, Armando Mammone a chiedere l’archiviazione per tutti e cinque gli indagati. In particolare, secondo l’accusa, i fratelli Sanna, pur essendo anche loro proprietari degli stabili utilizzati per la prostituzione di circa 150 donne quasi tutte sudamericane, risultassero estranei ai fatti: sempre secondo il pubblico ministero, era infatti il padre il vero artefice del giro.

Giovannino Sanna, sospettato anche di avere eluso il fisco – da ognuno dei sette appartamenti, posti sotto sequestro pare ricavasse circa cinquecento euro alla settimana in nero –, il cui processo dovrebbe aprirsi nelle prossime settimane, è rimasto l’unico imputato di questa inchiesta.

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