La Nuova Sardegna

Oristano

Sanità, la mobilitazione diventa totale

di Enrico Carta
Sanità, la mobilitazione diventa totale

La manifestazione davanti alla prefettura non coinvolge più solo il Delogu. Il capoluogo pronto a mettersi in prima linea

21 settembre 2020
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ORISTANO. Pochi per via delle norme anticovid. Uniti perché l’emergenza ormai è davanti agli occhi di tutti. Inizialmente doveva essere una manifestazione per salvare l’ospedale di Ghilarza, quella di ieri è invece diventata la prima pietra miliare di una protesta che non si limita più alla stretta territorialità, ma va abbracciando l’intera provincia. I mattoni che mancano alla sanità rischiano di far crollare i tre ospedali di Oristano, Bosa e Ghilarza, la trentina di manifestanti vuole invece far poggiare sulla volontà popolare le fondamenta per la rinascita.

Di fronte alla prefettura c’era una quarantina di persone. Dovevano essere meno, ma alla fine, a un metro di distanza con mascherina e autorizzazione a partecipare, si è aggiunto qualcun altro negli ultimi giorni. In riga c’erano i rappresentanti del comitato civico per l’ospedale di Ghilarza “Delogu bene comune”, il sindaco del paese del Guilcier, Alessandro Defrassu, rappresentanti della zona del Marghine, della Planargia e più giù sino a Oristano. Non solo cittadini comuni, erano presenti anche medici, operatori e impiegati dello stesso Delogu, del 118 e dell’ospedale San Martino del capoluogo. E poi organizzazioni sindacali, a dire il vero rappresentate solo dal sindacato di polizia Siulp (assenti tutti gli altri, generando un pizzico di malumore tra gli organizzatori); addetti al monitoraggio e alla prevenzione del Covid; rappresentanti delle associazioni di malati e pazienti. La vera novità è stata l’ingresso della commissione consiliare del Comune di Oristano nella trincea della protesta, con il presidente Efisio Sanna e il consigliere Peppi Puddu.

L’avamposto, colorato dagli striscioni, non è rimasto muto. L’altoparlante ha rilanciato le voci del malcontento a partire da quella di Raffaele Manca, presidente del comitato Delogu bene comune che è andato giù duro con gli esponenti oristanesi in consiglio regionale: «Sentiamo parole e promesse da mesi, ma di risultati neanche l’ombra. Siamo tornati in piazza dopo il periodo di chiusura per il covid e la lotta oggi non è più solo per l’ospedale Delogu, ma per tutti gli altri presidi ospedalieri e per gli altri servizi sempre più monchi. Abbiamo due assessori e sei consiglieri regionali. Cinque di questi sono in maggioranza, due sono medici, tre sono anche sindaci dei loro paesi e per ora ci hanno appoggiato solo con le dichiarazioni. Di fatti non ne abbiamo visti, eppure sembra di essere all’interno di un disegno che vuole polverizzare la sanità oristanese».

Nei giorni scorsi il sindaco di Ghilarza, Alessandro Defrassu si era dimesso dalla carica per cercare di smuovere le acque: «Qualcosa deve succedere nei prossimi giorni, non voglio pensare che l’assessorato regionale non intervenga perché, senza un segnale chiaro, diventa impossibile anche il dialogo. La riapertura del punto di primo intervento a Ghilarza sarebbe un inizio e un segnale forte anche per il resto della provincia».

Eppure la riapertura non si vede e dai volti coperti dalle mascherine si scorgono solo occhi preoccupati. L’ingresso del capoluogo nel fronte della protesta cambia la prospettiva. In prima linea c’era il presidente della commissione consiliare, Efisio Sanna: «Non mi fermo ai soli ospedali. La rete sanitaria è un disastro, eppure penso che tutto abbia un’origine nel depotenziamento del San Martino. Questa però deve essere una mobilitazione in cui le questioni di campanile vengono messe da parte perché va ridiscusso tutto il sistema ospedaliero evitando doppioni e in un confronto con la Regione il Comune di Oristano non può certo avere un ruolo di secondo piano. Non credo ci sia un disegno per annientare il sistema sanitario oristanese, penso invece che sia l’assoluta assenza di visione il vero male della sanità».

Primi segnali e primi avvisi. La commissione incontrerà a breve i consiglieri regionali e le due assessore. Sono i primi a essere chiamati a dare risposte non più solo verbali. Quei fatti che in tutti questi mesi, in cui gli allarmi si susseguivano, sono mancati mentre la sanità continuava la sua discesa su un piano inclinato senza fine.

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