La Nuova Sardegna

Oristano

santu lussurgiu 

Caos bollette idriche, l’Adiconsum: «Non pagatele»

di Piero Marongiu

SANTU LUSSURGIU. Si apre uno scontro, l’ennesimo in Sardegna, in nome dell’acqua. La battaglia porta ancora la firma dell’Adiconsum Sardegna che informa gli utenti del servizio idrico che gli avvisi...

01 novembre 2020
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SANTU LUSSURGIU. Si apre uno scontro, l’ennesimo in Sardegna, in nome dell’acqua. La battaglia porta ancora la firma dell’Adiconsum Sardegna che informa gli utenti del servizio idrico che gli avvisi in fase di recapito nei loro domicili in questi giorni, relativi ai consumi per gli anni 2017-2018, non devono essere pagati perché suscettibili di applicazione della prescrizione biennale prevista dalla legge di bilancio 205 del 2017 del 2018. L’associazione dei consumatori sardi ritiene che il Comune avrebbe dovuto obbligatoriamente informare gli utenti di questo fatto, così da metterli nella condizione di non dover pagare somme non dovute o comunque prescritte, come disposto dal regolamento dell’Autorità Regolazione Energia Reti e Ambiente, ovvero l’ente che si occupa delle attività relative all’energia elettrica, del gas naturale, dei servizi idrici, del ciclo dei rifiuti e del telecalore.

Gli utenti non hanno quindi potuto esercitare questo diritto e non per loro responsabilità. Per questo motivo l’Adiconsum li invita a sospendere momentaneamente il pagamento delle somme richieste dal Comune e li avvisa che, nel caso in cui paghino, perdono il diritto previsto dalla norma. L’associazione invita chi ha ricevuto gli avvisi a contattare i suoi uffici per verificare se l’utente si trovi o meno nella condizione di godere del diritto alla prescrizione dei consumi idrici per gli anni indicati.

Stavolta quindi Abbanoa non c’entra visto che Santu Lussurgiu, insieme ad altri 29 Comuni sardi, aderisce alla rete Gestioni autonome del servizio idrico che si è costituita qualche anno fa e poi è stata riconosciuta dalla legge Regionale 25 del 2017 che prevede il riordino dell’autorità d’ambito e la possibilità, per quei comuni, di continuare a gestire in proprio il servizio. Il diritto è sttao riconosciuto anche dalla Corte costituzionale con una sentenza dello scorso anno che rigettava un ricorso presentato dal Consiglio dei ministri, che riteneva invece la competenza di tale servizio esclusiva dello Stato.

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