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Oristano

Museo giudicale, firmata un’intesa dopo sedici anni

di Davide Pinna
Museo giudicale, firmata un’intesa dopo sedici anni

Ministero, Regione, Provincia e le città di Oristano e Sanluri hanno raggiunto l’accordo. Resta il nodo della gestione

29 novembre 2021
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ORISTANO. Ministero dei Beni Culturali, Regione, Provincia e i Comuni di Oristano e Sanluri rilanciano l’impegno per l’apertura del Museo della Sardegna giudicale, storica incompiuta cittadina e non solo. Se gli aspetti tecnici, relativi al progetto di allestimento e all’elenco dei reperti da esporre, sono ormai in buona parte definiti, resta da affrontare un nodo che potrebbe non essere semplice da sciogliere: quello della gestione. Il Museo è di proprietà della Regione, ma difficilmente si riproporrà il modello dell’Etnografico di Nuoro, a gestione diretta regionale.

Gli attori istituzionali dovranno dunque scegliere un'altra soluzione, come per esempio una fondazione ad hoc. Il rischio, però, è che lo stallo possa protrarsi a lungo, come accaduto con la fondazione Mont ’e Prama a Cabras. La sede designata è palazzo Arcais in via Dritta, di proprietà della Provincia e un tempo dimora dei marchesi di Arcais, che sarà affiancato dal Monte Granatico di Sanluri, il quale ospiterà il centro di documentazione.

L’idea del museo nacque nel 2005, ma nel frattempo la macchina burocratica si è inceppata più volte. Ora, però, si è rimessa in moto e sembra che abbia trovato la giusta inerzia e che gli impegni verbali stiano lasciando spazio a concreti passi in avanti. «Non nego di essere stato molto critico, in passato, per i ritardi sul museo giudicale – commenta l’assessore alla Cultura del Comune di Oristano Massimiliano Sanna –, ma devo ammettere che ora tutti gli attori in gioco stanno lavorando con l’obiettivo di chiudere la partita». L’impegno è stato sancito nero su bianco in un nuovo protocollo d’intesa firmato a inizio novembre dai rappresentanti dei cinque enti coinvolti che non esclude, se necessario, lo stanziamento di ulteriori risorse oltre ai 3 milioni già spesi. Sanna conferma che non si tratta solo di promesse: «Sia le parti istituzionali e politiche che il comitato scientifico si stanno incontrando da tempo. Il comitato sta lavorando alle linee d’indirizzo sull’allestimento e all’elenco dei reperti in mostra. Quando questo lavoro sarà completato, si potrà mandare in appalto i vari bandi. Io mi auguro che si posa concludere prima di un anno, ma ci sono vari passaggi tecnici da svolgere e non è detto».

I lavori del comitato scientifico, intanto, vanno avanti: «L’elenco de beni è stato definito, superando alcuni passaggi problematici – spiega Maurizio Casu, il rappresentante del Comune al suo interno –. A breve, per esempio, le iscrizioni delle torri di Oristano andranno a Li Punti per essere restaurate e poi potranno essere esposte nel museo. Resta in campo anche l’ipotesi di ospitare al piano terra i relitti medievali rinvenuti a Olbia. Ora stiamo riflettendo sul modello più adatto per la gestione, su cui anche il comitato farà una sua proposta che sarà poi valutata dalle parti istituzionali. È un nodo complesso: l’apertura non è dietro l’angolo, ma stiamo lavorando a ritmo serrato perché si realizzi il prima possibile».

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