La Nuova Sardegna

Oristano

Crollo a scuola, «non fu colpa degli imputati»

di Enrico Carta
Crollo a scuola, «non fu colpa degli imputati»

Seneghe, il consulente della difesa contesta la ricostruzione fatta dagli esperti dell’accusa

04 febbraio 2022
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SENEGHE. Il consulente della difesa contesta la ricostruzione fatta, in una delle precedenti udienze, dai consulenti dell’accusa. È un quadro completamente ribaltato quello che dipinge l’ingegnere Gaetano Attilio Nastasi, ex presidente dell’Ordine degli ingegnere di Cagliari, che depone in quanto esperto nel campo dei lavori pubblici e delle costruzioni. Il processo è quello per il crollo di una parete dell’edificio che ospita le scuole, cedimento determinato, secondo il pubblico ministero Andrea Chelo, dalla cattiva esecuzione dei lavori all’edificio effettuati qualche anno fa, per cui sono imputati per frode in pubbliche forniture l’ex sindaco Salvatore Pintus, 61 anni difeso dall’avvocato Guido Manca Bitti, e l’ingegnere di Sorgono Michele Macis, 47 anni difeso dall’avvocato Carlo Amat. Il terzo imputato, l’ingegnere di Seneghe Fabio Cubeddu, 50 anni difeso dagli avvocati Piero Franceschi e Massimo Ledda, è invece coinvolto per una questione marginale legata al subappalto di lavori di progettazione come opere di adeguamento delle norme di sicurezza, degli impianti energetici e delle barriere architettoniche.

Il consulente, indicato dalla difesa dell’ingegner Macis, attraverso un ricco dossier fotografico e con una serie di calcoli, ha sostenuto che le opere furono eseguite regolarmente. Nel dettaglio ha spiegato che l’accesso per i disabili previsto nel progetto non fu più eseguito, perché fu portata al livello dell’ingresso la parte del piazzale interessata; ha quindi affrontato il tema delle infiltrazioni d’acqua, spiegando che queste non furono generate da lavori mal eseguiti, bensì che sarebbero da ricollegare al fatto che, nell’ambito di un altro progetto, completamente separato da questo ed eseguito da una ditta differente, era stata demolita la palestra; ha poi fatto riferimento al numero di infissi, spiegando che la consulenza dell’accusa non aveva inserito nel conteggio uno di questi, posizionato in un punto differente rispetto al progetto per questioni di areazione e luminosità; infine ha chiarito che le modifiche al progetto originario sono sempre possibili, nella misura massima del 5%, purché siano definite dal direttore dei lavori che, in questo caso, le fece eseguire per migliorare l’esito dei lavori.

Insomma, una ricostruzione opposta a quella fatta dai consulenti dell’accusa. La sentenza comunque è vicina: il 3 marzo si torna in aula per le ultime deposizioni, la discussione del pubblico ministero. Il 17 marzo toccherà all’avvocato di parte civile Robert Sanna, che tutela il Comune e alle difese.

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