La Nuova Sardegna

Oristano

Fuoco nel Montiferru, ristori soltanto a parole

Piero Marongiu
Fuoco nel Montiferru, ristori soltanto a parole

Quattrocento aziende e un migliaio di hobbisti aspettano i fondi promessi dalla Regione, ma manca un regolamento

03 aprile 2022
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SANTU LUSSURGIU. Il silenzio dell’assessorato regionale all’agricoltura, rispetto ai 3 milioni di euro per le aziende agricole e gli hobbisti che hanno subito danni nell’incendio dello scorso luglio, sembra impenetrabile. E nell’immediato, dei bandi per accedere ai ristori previsti, non ci sono novità. Oltre 400 aziende e un migliaio di hobbisti, quindi attendono risposte che non arrivano e, se arriveranno, nessuno è in grado di dire quando. Diego Loi, sindaco di Santu Lussurgiu e Vice Presidente della Prima Commissione in Consiglio Regionale, critica duramente i ritardi dell’assessorato, che oltre ai malumori diffusi tra gli operatori agricoli, sta mettendo a dura prova la tenuta del comparto nel Montiferru. «Non ritengo siano ulteriormente tollerabili i ritardi circa la pubblicazione dei bandi. Ho coinvolto il gruppo di cui faccio parte e tutti insieme stiamo valutando le azioni da portare avanti per dare risposte ai cittadini dei Comuni danneggiati nell’incendio che ha devastato il Montiferru. Ho portato all’attenzione del Consiglio la situazione in cui versava il nostro territorio. In quella occasione ho sollecitato interventi immediati a sostegno di chi era stato colpito dal disastro, perché quella era la necessità contingente. Invece, a distanza di otto mesi, stimo ancora attendendo la pubblicazione dei bandi. Questo non è ammissibile».

In quel mese di luglio la Sardegna bruciò per giorni. Incendi che nel volgere di poche ore distrussero il lavoro di una vita per molti: persone che attendono i ristori promessi davanti a microfoni e telecamere ma che fino ad ora, a parte quelli arrivati grazie alla macchina della solidarietà, nonostante il decreto Omnibus sia stato approvato lo scorso mese di novembre, dalle Istituzioni non ha ricevuto nulla. La situazione in cui versano molte imprese agricole della provincia oristanese è drammatica, e per qualcuna di esse lo spettro del fallimento è dietro l’angolo.

Emanuele Spanò, direttore provinciale di Coldiretti, sa che il settore agricolo sta affrontando una crisi senza precedenti, aggravata dalla pandemia da Covid-19 e dal conflitto tra Russia e Ucraina. «Una situazione che ha contribuito ad acuire la sofferenza in cui si sono venute a trovare le imprese agricole e zootecniche – afferma Spanò – trovarsi, a distanza di otto mesi dall’evento, senza i ristori necessari complica la loro sopravvivenza». Coldiretti Sardegna aveva monitorato il territorio percorso dal fuoco grazie ad un sistema satellitare, definito Big Data, e fornito i dati ottenuti, utili per individuare con precisione l’entità dei danni subiti, ma quei dati non sono stati tenuti in considerazione. «Eppure si tratta di una mappatura precisa al metro quadrato. Al momento tutto tace e per quei 3 milioni di euro i bandi non ci sono ancora».

L’azienda dei fratelli Scano, 120 ettari a Monteforru, dove insisteva un capannone per il foraggio e un gran numero di piante da sughero, è andata completamente bruciata. Un danno ambientale non quantificare.

«L’unico aiuto che abbiamo ricevuto, oltre al foraggio, consiste in un assegno di 2 mila euro della Croce Rossa – spiega Scano – agli aiuti promessi dalla Regione non abbiamo mai creduto. Confidiamo invece nei fondi previsti dal governo nazionale, certamente più sicuri. Siamo riusciti a sopravvivere grazie all’organizzazione data, con i miei fratelli, all’azienda altrimenti, come è accaduto a tanti, avremmo già chiuso. Ma il colpo è stato durissimo, rialzarsi costa grande fatica».

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