La Nuova Sardegna

Oristano

Tribunale

Oristano, errore medico: risarcimento milionario

di Enrico Carta

	La clinica Madonna del Rimedio
La clinica Madonna del Rimedio

Per il decesso di Massimo Cenedese avvenuto nel 2015, pagherà la Casa di cura Madonna del Rimedio

22 maggio 2024
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Oristano Il risarcimento è a sei zeri. Per l’esattezza è di 1 milione 387mila e 575 euro. Aggiungendo a questi le spese processuali e gli interessi maturati in nove anni, si supera abbondantemente il milione e mezzo. Si va, anzi, più vicini ai due milioni di euro. A pagarli saranno la Casa di Cura Madonna del Rimedio, clinica privata di via Giotto convenzionata col servizio sanitario pubblico, e parte dell’equipe che si occupò dell’intervento chirurgico e del decorso post operatorio di Massimo Cenedese, paziente di Arborea. Aveva 43 anni e nel gennaio del 2015 si sottopose a quello che sembrava una banale operazione di asportazione di polipi dall’addome.

Cinque giorni dopo, tra atroci dolori che lo accompagnarono sin dalle fasi successive all’intervento, morì all’ospedale di Sassari dov’era stato portato d’urgenza quando ormai le condizioni di salute erano precipitate. Il processo penale Le denunce scattarono immediate e si aprì un’indagine che poi sfociò in un procedimento penale che si è definito quasi per intero – manca solo un ultimo giudizio –. Sotto accusa per omicidio colposo c’erano il gruppo di medici che operò il paziente e la guardia medica che lo visitò nei giorni successivi.

Poi le strade processuali dei vari specialisti indagati si divisero, partendo dal proscioglimento sin dall’udienza preliminare del dottor Roberto Pisanu, che fu dichiarato non responsabile di quanto accaduto – aveva solamente avuto modo di effettuare una breve visita di Massimo Cenedese durante un turno di guardia proprio alla casa di cura –. Il secondo passo fu il patteggiamento del chirurgo Angelino Gadeddu, primario del reparto di chirurgia della clinica, colui che materialmente operò il paziente e che precedentemente aveva consigliato l’intervento di asportazione dei polipi. La condanna, ancora non definitiva, arrivò invece per la dottoressa Monica Perra, mentre per la dottoressa Giuliana Casula dopo la prima condanna e l’esame del caso in Cassazione, arrivò l’assoluzione decisa in appello. La causa civile Accanto a questo capitolo giudiziario, se ne aprì un secondo.

È quello che si è appena concluso in primo grado al tribunale civile di Cagliari di fronte al giudice Giorgio Latti che si è occupato della parte relativa ai risarcimenti richiesti dai familiari di Massimo Cenedese – la moglie e i figli assistiti dagli avvocati Edoardo Vassallo e Gabriele Melis e i genitori e i fratelli assistiti dagli avvocati Valerio Martis, Ezio Ullasci e Antonio Nicolini –. Anche questo procedimento ha incontrato nel suo percorso vari ostacoli. Inizialmente, nell’aprile del 2022, era stata fatta una proposta di conciliazione: un accordo economico tra le parti avrebbe sanato il tutto. L’ipotesi fu però respinta e a quel punto è iniziato il procedimento civile che si è appena concluso. La perizia Il giudice ha nominato da due consulenti tecnici per quantificare l’entità del risarcimento.

I due periti Michele Pintus e Francesco Atzei hanno ricostruito la vicenda, utilizzando anche le precedenti valutazioni fatte durante il processo penale. Sono infine arrivati alla conclusione che l’intervento non era indispensabile e che una semplice ecografia addominale, due o tre giorni dopo l’intervento, avrebbe potuto evidenziare che la precedente operazione non era andata a buon fine. Il bisturi aveva infatti perforato l’intestino e il paziente stava andando in setticemia. La presenza di febbre e i dolori lamentati da Massimo Cenedese non convinsero i medici a effettuare nuovi esami e, nelle righe della loro consulenza i due specialisti hanno scritto.

«Il diario clinico infermieristico era più dettagliato di quello medico». Risarcimenti La causa civile, partita prima ancora che alcune delle questioni penali fossero definite, aveva coinvolto tutti e quattro i medici. Roberto Pisanu non era stato però chiamato in causa dai familiari di Massimo Cenedese, bensì dal collega Angelino Gadeddu: questi imputava al primo parte delle responsabilità, ma anche il procedimento civile, sulla scorta di quello penale ha escluso ogni colpa attribuibile a Roberto Pisanu. La dottoressa Giuliana Casula, forte dell’assoluzione in ambito penale, è uscita di scena senza alcun addebito anche dalla causa di risarcimento. Tutto allora grava sulle spalle dei dottori Angelino Gadeddu e Monica Perra, della stessa Casa di cura e delle assicurazioni con cui i due medici e la clinica avevano stipulato le polizze.

Le conclusioni del giudice Giorgio Latti hanno stabilito che il risarcimento vada, in misura differente alla moglie, ai figli, ai genitori e ai fratelli del paziente morto. Le somme stabilite sono differenti in base al grado di parentela e al danno stabilito che, in qualche caso, è stato anche di salute visto che la perdita del proprio caro è stata accompagnata dal dolore che si è tramutato per mesi in malattia.

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