La difesa di Cristian Cocco: «È lui la vera vittima, condannate chi lo denunciò»
L’arringa al processo contro l’ex inviato sardo di Striscia la notizia
Oristano La difesa capovolge la storia e chiede che il finale sia diverso da quello auspicato dal pubblico ministero Andrea Chelo. Altro che condanna a tre anni e quattro mesi, per l’avvocata Cristina Puddu l’ex inviato di Striscia la notizia Cristian Cocco è la vera vittima di questa vicenda giudiziaria. Alla fine dell’arringa si è spinta sino a chiedere alla giudice Silvia Palmas, non solo l’assoluzione del suo assistito, ma anche l’apertura di un procedimento che veda sul banco degli imputati chi oggi lo accusa ovvero l’ex socio Noris Antonio Massimo Aversano. Colui che al processo è parte lesa è stato infatti descritto come l’autore di una macchinazione nei confronti del cabarettista oristanese, una sorta di ritorsione figlia dell’invidia perché avrebbe voluto prenderne il posto all’interno del telegiornale satirico di Canale 5.
Le parole della difesa arrivano a cinque mesi di distanza dall’udienza in cui il pubblico ministero aveva sollecitato la condanna, ritenendo lo showman colpevole di estorsione per aver preteso circa 62mila euro, la metà dei compensi che una delle società collegate a Mediaset aveva pagato ad Aversano e alla moglie Krisztina Henriette Papp, all’epoca suoi collaboratori nella gestione delle riprese e degli aspetti tecnici dei servizi preparati tra il 2014 e il 2018. Avrebbe preteso quei soldi facendosi forte del proprio ruolo e minacciando ai due un futuro senza lavoro se non avessero fatto fronte alle sue richieste. Avrebbe infatti palesato loro la possibilità di stroncare ogni velleità di carriera o addirittura di escluderli dalla collaborazione con Striscia la notizia.
Ebbene, secondo la difesa, a corroborare questa accusa ci sono solo le parole di Noris Antonio Massimo Aversano, non un atto, non un’altra testimonianza. L’ex moglie di quest’ultimo mai si è presentata in udienza e anzi vive lontano dalla Sardegna. L’avvocata Cristina Puddu l’ha dipinta come una donna in fuga, scappata da Orosei proprio per allontanarsi dall’ex compagno. Il ritratto di quest’ultimo, indicato a più riprese durante l’arringa come una persona molto irascibile, non è stato certo a tinte rosee e anche questo aspetto è rientrato nella ricostruzione di tutta la vicenda, cominciata proprio con la questione delle somme versate. Per la difesa l’unica certezza, peraltro confermata dai bonifici effettuati a favore di Cristian Cocco sui conti correnti o su carte ricaricabili, è che quei soldi siano passati da una mano all’altra. Quei pagamenti non sarebbero però avvenuti sotto minaccia e con l’incubo di un allontanamento dal lavoro. Sempre la difesa ha infatti sottolineato che i due collaboratori stessero mettendo in piedi, insieme ad altre persone, una nuova società che doveva proporre una nuova produzione artistica. Quei versamenti sarebbero serviti per creare una sorta di fondo di sicurezza, con Cristian Cocco che avrebbe avuto il compito di fare da cassiere.
A proposito del lavoro con Mediaset, è stato ricordato che l’unico ad aver subito un vero danno e l’ostracismo televisivo è stato proprio Cristian Cocco, in seguito alla segnalazione dell’avvenuta denuncia da parte di Noris Antonio Massimo Aversano nei suoi confronti. «Da quel momento è stato allontanato, non ha più avuto richieste ed è stato rifiutato da tutti vedendo la sua carriera distrutta. È stato infangato da chi ne voleva prendere il posto», ha detto l’avvocata Cristina Puddu prima di chiudere sollecitando il ribaltamento della situazione, così da arrivare alla condanna di Aversano al quale poi chiedere un eventuale risarcimento. La sentenza arriverà il 6 dicembre.