Mare “vietato” ai diportisti: decine di miglia senza approdi
Al caso delle boe del Sinis si aggiunge la vicenda Capo Frasca
Oristano Non c’è solo uno scontro tra enti sulla questione degli ormeggi negati nell’Area Marina Protetta. Anche chi solca i mari del Sinis, ormai quasi impraticabile dalle barche, si inserisce nella disputa. Mentre si aspetta la risposta del ministero dell’Ambiente alla richiesta di deroga temporanea – sostenuta dalla prefettura – al blocco delle boe di stazionamento nell'Area marina del Sinis, e alla controproposta del sindaco di Cabras, Andrea Abis, sulla questione hanno fatto sentire la loro voce i diportisti dell’associazione Capo Frasca. «L’associazione promuove lo sviluppo turistico ricettivo del territorio – spiega il rappresentante Giancarlo Deligia –, con particolare riguardo al diporto. Crediamo che lo sviluppo della cultura della nautica nel golfo di Oristano sia compatibile con il territorio e il suo ambiente. Infatti collaboriamo anche con altre associazioni».
Prosegue poi il portavoce dei diportisti ricordando un altro problema: «L’associazione Capo Frasca nasce anche come conseguenza dei limiti che la base Nato di Capo Frasca ha imposto ai diportisti con l’ultimo protocollo, cioè l’interdizione alla navigazione per l’utilizzo esclusivo di quelle spiaggette e di quei territori che per consuetudine, nei periodi di mancato utilizzo militare della base, venivano utilizzate dalle barche di diporto». Quindi «si chiedono nuovi protocolli che sanciscano un’effettiva armonizzazione della base militare con il territorio. Compatibilmente con l’uso del territorio da parte della difesa, noi chiediamo di poterne usufruire». A tutto questo «si è aggiunto ora un nuovo problema, il blocco delle boe di stazionamento da parte del ministero». Spiega Giancarlo Deligia: «Se la situazione sarà quella delineata con la prima risposta, all’interno del golfo di Oristano non esisterà quasi più un approdo per i diportisti. Ricapitolando l’area di Capo Frasca è blindata, nella penisola del Sinis non ci sono boe di stazionamento e resterebbero pochissimi approdi del tutto insufficienti per lo sviluppo turistico-ricettivo del territorio. Da Bosa a Buggerru la situazione per la nautica da diporto diventerebbe molto negativa, per scelta politica ne si sta decretando la morte».
In estate l’associazione manifesterà per far valere i diritti degli iscritti e di tutti i diportisti. «Fra luglio e agosto metteremo in piedi un’importante manifestazione – annuncia Giancarlo Deligia –. Alla richiesta consueta di nuovi protocolli per Capo Frasca aggiungeremo quella di riavere le boe di stazionamento. In una zona economicamente depressa, questo ulteriore peso sulla testa dei diportisti potrebbe determinare la morte del turismo da diporto. Si crea il deserto e si rischia il sovraffollamento delle poche calette dove l’ancoraggio è consentito, con tutti i rischi che ne derivano per la sicurezza e l’ambiente. Non si può arrivare a giugno e avere queste sorprese amare». Infine l’attacco conclusivo dei diportisti: «Con il blocco delle boe, Oristano sta diventando la cenerentola delle province sarde anche per il mondo della nautica e il suo indotto. Conosco tanti proprietari di barche molto delusi che stanno decidendo di vendere le loro imbarcazioni. Violare le severe disposizioni porta infatti a pesanti sanzioni». Intanto c’è anche chi ha pagato in anticipo il servizio di stazionamento nell’Area marina del Sinis e vorrebbe chiedere il rimborso: «Stiamo attendendo la risposta del ministero sulla nuova proposta che abbiamo confezionato con il sindaco e invitiamo anche i diportisti ad attendere qualche giorno – dice il Direttore dell’Amp del Sinis, Massimo Marras –. Nel caso in cui fosse confermato il blocco delle boe di stazionamento, chi ha già pagato potrà inoltrare una domanda di rimborso, e con i tempi della burocrazia, nel giro di qualche settimana avere i suoi soldi indietro».