Autismo non riconosciuto quando era bambino, da adulto ottiene il maxi risarcimento
Fa causa all’Ats per i danni subiti dalla mancata diagnosi e la vince
Bosa L’errore nella diagnosi, perpetrato nel tempo, costa carissimo. L’Ats perde in tribunale una lunga battaglia legale e dovrà risarcire 134mila euro a un cittadino oggi 27enne. A spuntarla, dopo anni e anni di attesa, è una persona a cui per tantissimo tempo non fu riconosciuta una sindrome da spettro autistico o sindrome di Asperger. La lunga odissea, prima medica e poi giudiziaria, si è conclusa nelle scorse settimane con la liquidazione del danno subito da parte dell’Azienda per la Tutela della Salute, subentrata nel percorso procedurale e di responsabilità alle Asl di Nuoro e Oristano che avevano affrontato e si erano avvicendati nella gestione della pratica avviata nel 2002, quando i genitori portarono in visita il bambino che all’epoca aveva quattro anni.
In famiglia si erano accorti delle difficoltà che il figlio aveva nel relazionarsi con gli altri e nell’esprimersi. Il primo sintomo di tali problemi era il linguaggio non adeguato all’avanzare dell’età. La visita al Servizio di neuropsichiatria dell’Asl, che allora faceva capo a Nuoro prima che l’area della Planargia passasse sotto la gestione di Oristano col cambio di provincia avvenuto nel 2006, non servì a fornire la giusta diagnosi e questo, come si evince dalla sentenza, ha peggiorato il danno biologico subito dal paziente durante gli anni della crescita. In prima battuta fu diagnosticato un ritardo nel linguaggio cui seguì la prescrizione per una serie di sedute dal logopedista. Il leggero miglioramento fece sostenere, nel 2006, ai medici della subentrata Asl di Oristano che il percorso avviato era quello corretto e che con esso bisognava insistere. Il bambino però si trovava ad affrontare problemi giganteschi a scuola che solo in misura minima venivano alleviati dal supporto pedagogico.
La prima parte dell’odissea finì quindi nel 2008, quando la visita privata da uno specialista portò finalmente alla prima diagnosi corretta: per la prima volta si parlò di disturbo DSA che poi venne confermato dall’Asl di Biella. A quel punto la famiglia meditò di fare il passo ulteriore e di chiedere i danni alle Asl, poi assorbite nell’Ats che è diventata responsabile regionale per tutte le questioni legali che riguardano la sanità pubblica. Nel 2014 arriva la certificazione definitiva della sindrome di Asperger che si accompagna a un altro dato medico molto importante poi attestato nelle consulenze tecniche portate all’attenzione del tribunale: il ritardo nel formulare la corretta diagnosi e nell’adottare gli deguati provvedimenti terapeutici e riabilitativi ha generato un danno biologico del 30% anziché del 15% nel caso in cui colui che allora era un bimbo fosse stato seguito nella maniera corretta. Le perizie medico legali però non sono sufficienti in primo grado e la richiesta di risarcimento danni formulata dall’avvocato Alessandro Campus viene rigettata. In appello, il collegio presieduto dalla giudice Cinzia Caleffi, affiancata dalle colleghe Cristina Fois e Doriana Meloni, ribalta tutto. Dà torto all’Ats e all’assicurazione XL Insurance Company, che si erano costituite in giudizio assistite rispettivamente dagli avvocati Caterina Cossellu e Gianfranco Pinna per opporsi al risarcimento, e riconosce all’assistito la somma di 134mila euro che sono stati già liquidati nei giorni scorsi. A questi vanno aggiunti oltre 35mila euro di spese legali e così il caso si chiude.