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Strade pericolose a Oristano, la commerciante: «Ogni giorno salvo i bambini dalle auto»

di Caterina Cossu
Strade pericolose a Oristano, la commerciante: «Ogni giorno salvo i bambini dalle auto»

Il racconto di Sandra Vidili al centro storico: «La Ztl non basta, il Comune non aspetti che ci scappi il morto»

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Oristano «Mi dispiace molto per le disparità di trattamento e le polemiche attorno ai dehors, questi sono importanti e ci servono per lavorare. Non sono però la priorità per il rilancio del centro storico: queste vie così strette hanno problemi ben più grossi di viabilità. Davanti alla porta dei nostri locali sfrecciano auto e furgoni, oltre che monopattini e biciclette. Oltre a rischiare noi esercenti in prima persona, rischiano i clienti. Ho perso il conto dei bambini non miei che ho salvato in tutto questo tempo che siamo aperti».

I due locali attigui del Barber café e barberia di Sandra Vidili si affacciano nel punto di collegamento tra piazza Eleonora e la piccola piazza Martini, già piazzetta Tre palme. I portoni danno sull’imboccatura stretta del restringimento di carreggiata che porta in via Ciutadella de Menorca, dove il passaggio delle auto può avvenire solo a senso alternato.

Il pericolo è all’ordine del giorno: «Devono fare certamente la Ztl, ma non basta in questo punto. Qui aiuterebbero delle sbarre con il badge, che regolamentino gli ingressi solo per i residenti e magari anche con le fasce orarie – propone –. Siamo esasperati, mi sembra l’unica soluzione per far sì che la smettano di passare a velocità sostenuta, e permettere alle persone di e godersi il centro in serenità, senza il timore di finire schiacciate. Non è necessario che si aspetti qualche brutto incidente o ci scappi il morto, non sto esagerando. Bisogna guardare all’evidenza e prendere una decisione coraggiosa».

Ordine e decoro sono tra i suoi desideri più grandi per il rilancio del centro storico: «Hanno voluto regolamentare i dehors, va bene. Però allora che ci siano norme che permettano a tutti di giocare ad armi pari – commenta ancora l’imprenditrice –. Se la proroga vale due anni, benissimo, allora dovrebbero permettere di montare anche altre strutture amovibili, che saranno poi smantellate tra due anni, come quelle esistenti». Vidili fa riferimento al nuovo regolamento approvato nell’ultimo consiglio comunale che imporrà di smontare tutte le strutture più impattanti dal centro storico. In realtà, talmente poche che a fare la conta sulle dita delle mani ci si è messo poco, con i conseguenti malumori e le inevitabili divisioni, cominciati già in fase di trattative e tortuosi percorsi di confronto politico, tecnico e con le associazioni di categoria.

L’imprenditrice propone di andare oltre: «Ci sarebbe poi da trovare una soluzione per eventi come la Sartiglia, durante i quali siamo costretti a ritirare i nostri tavoli in favore di altre scelte. Non possiamo continuare a fare solo sacrifici, ci serve l’appoggio da parte delle istituzioni. Ancora, vogliamo rinunciare alle strutture ingombranti per rendere le piazze belle e accessibili? Che diano dal Comune allora delle regole e indirizzi di base, così tutti possiamo trovare la nostra riconoscibilità ma armonizzare il modo di occupare lo spazio con indicazioni che vengono dal Comune, non ognuno come gli pare».

Tempo fa il locale aveva subito un attacco frontale sui social per l’utilizzo delle piante finte: «Qualcuno si era lamentato che fossero poco adatte alla valorizzazione di una piazza storica come questa dedicata alla giudicessa – racconta –. Così abbiamo fatto anche l’investimento con piante vere, con sacrifici e aggiungendo una voce di spesa al budget. Noi ci siamo, che il Comune però allora ci dia sostegni concreti e regole uguali per tutti».

Il Barber poi lancia un’ultima idea: «Siamo la città della Ceramica, e in giro per il centro storico hanno fatto tante installazioni. Perché allora non creare in uno dei locali dismessi dal Comune una mostra mercato permanente, con gli artisti locali? – ipotizza –. Tante volte quest’estate non sapevo dove indirizzare i turisti per comprare un souvenir d’autore, è un peccato perché quando accogliamo le persone al bar ci piace raccontare le bellezze di Oristano e portar via un manufatto è comunque l’occasione per far girare un pezzo di Oristano per il mondo». L’ultima parola adesso spetterà al Comune.

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