«Uno scrigno di luce», un libro riscopre un gioiello dell’architettura sarda
Lo studioso Antonio Pinna racconta la chiesa del Carmine e la sua bellezza
Oristano La chiesa del Carmine di Oristano, definita nel 1962 dallo storico dell’arte Corrado Maltese come “il gioiello del rococò in Italia”, è molto più di un semplice edificio religioso. È «lo scrigno di luce», come viene chiamata nel volume “La chiesa e il monastero del Carmine di Oristano” di Antonio Pinna, un’opera che restituisce anima a una bellezza dimenticata anche attraverso le fotografie di Angelo Capone e Simona Sanna. Il libro, frutto di 25 anni di appassionata attenzione dell’autore per l’arte e la storia dell’arte, esplora in profondità la storia e l’architettura di questo straordinario edificio. Inaugurata il 12 aprile 1785, la chiesa fu finanziata da don Damiano Nurra, marchese d’Arcais, e progettata dall’architetto sabaudo Giuseppe Viana, la cui formazione rievoca la lezione di Filippo Juvarra, visibile nella luminosa chiesa del Carmine torinese e nelle scenografiche Basilica di Superga e Palazzina di Caccia di Stupinigi.
Il volume presenta un’analisi dettagliata dell’interno della chiesa, un modello di “architettura di luce”. La sua unica navata, priva di colonne, permette una diffusione morbida e avvolgente della luminosità proveniente dagli ampi finestroni ovali e dal finestrone reniforme che spezza il timpano della facciata. Le decorazioni, gli stucchi e le balconate, con la loro delicatezza tipica del tardo barocco piemontese, completano l’atmosfera. Lo sguardo di Pinna si sofferma sulla luce diffusa «Simbolo dell’architettura post-tridentina, e sul presbiterio, con il suo impianto marmoreo realizzato da Giovanni Battista Spazzi, un professionista scelto per il suo stile rococò», spiega l’autore. Il libro è stato accolto con entusiasmo. Durante una delle quattro presentazioni a Oristano, lo storico dell’arte cagliaritano Giorgio Pellegrini lo ha descritto come «accurato e completo» e «un libro di cui si sentiva la mancanza da tempo», mentre Roberto Concas, anch’egli storico dell’arte, l’ha definito «un’opera che restituisce anima ad una bellezza dimenticata».
L’autore, Antonio Pinna, già giornalista e preside dell’Istituto Statale d’Arte di Oristano, è laureato in Filosofia e in Scienze e tecniche psicologiche. Iscritto alla Fuis, ha già pubblicato due monografie e si è occupato in passato dei temi della non autosufficienza e della disabilità, con libri come “il mio viaggio nella SLA” e “La cura ai tempi del Covid-19”. La sua presenza al Salone del Libro di Torino, nelle edizioni 2019 e 2024, testimonia il suo impegno letterario. Oltre a svelare i segreti della chiesa, il libro celebra il suo ruolo attuale. La chiesa, che fa parte dell’ex convento dei carmelitani, dal 2019 è l’unico sito in Sardegna a far parte del progetto “Aperti per voi” del Touring Club Italiano. Attualmente aperta tutte le mattine, è una testimonianza vivente della storia e della cultura sarda. Il libro è distribuito nelle librerie sarde e della Penisola, oltre che negli store online, rendendolo accessibile a tutti gli amanti dell’arte e della storia. «Questo libro vuole essere anche un modo per destare l’attenzione su un monumento unico e straordinario ma a torto, poco conosciuto. Eppure – conclude Antonio Pinna – è nel cuore del centro storico, proprio accanto alla sede dell’università, appunto l’ex convento del Carmine del quale la chiesa fa parte».