Ida Galati porta il linguaggio segreto della moda all’istituto don Deodato Meloni di Oristano
Una lezione che ha illuminato i ragazzi dell’indirizzo “Industria e Artigianato del Made in Italy”
Oristano Ci sono mattine che, senza preavviso, lasciano un’impronta. Non perché qualcosa di straordinario accada, ma perché – per qualche ora – la vita dentro un’aula si dilata, diventa più vera, più intensa. È accaduto all’Istituto Don Deodato Meloni di Oristano, indirizzo Industria e Artigianato per il Made in Italy. Là dove si cuciono abiti, ma anche identità, è arrivata Ida Galati: content creator e scrittrice, nota sui social come “Le Stanze della Moda”, Ida Galati è una delle voci più seguite e apprezzate della divulgazione fashion in Italia. Sui suoi canali, dove unisce competenza giornalistica, ironia e sensibilità psicologica, racconta la moda come linguaggio culturale e specchio sociale, decodificando le dinamiche dell’industria con uno stile personale e riconoscibile. È autrice del libro “Il linguaggio segreto della moda” (Giunti Editore), dove intreccia la sua formazione in psicologia con l’esperienza maturata nel mondo della comunicazione, per restituire alla moda il suo significato più profondo: quello di un racconto dell’anima attraverso i vestiti. Una voce che attraversa la superficie del vestire per arrivare al cuore di ciò che la moda è davvero: linguaggio, memoria, psiche, racconto di sé. L’incontro, fortemente voluto dalle docenti Michela Vacca, Adele Piredda e Valentina Cadoni, è stato un’esperienza più che una lezione. Tre ore dense, in cui la parola si è fatta trama, l’ascolto tessuto e la curiosità filo conduttore. Galati ha portato con sé non solo le pagine del suo libro, ma la sua voce viva, la sua storia, le sue ferite e i suoi slanci.
«Perché lo fai?» le hanno chiesto gli studenti. E lei, con quella calma che nasce solo da chi ha attraversato molti mondi, ha risposto: «Per lo stesso motivo per cui un’insegnante fa più di ciò che le viene richiesto: perché ha a cuore il futuro delle nuove generazioni. Perché sente che può fare la differenza, anche solo per uno di loro. Non faccio più la psicologa, ma continuo a voler migliorare il mondo con le parole. È il mio modo di unire i puntini del mio percorso».
Parole che non erano un discorso, ma una confessione gentile, un dono. E in quell’aula, improvvisamente, la moda è diventata uno specchio: attraverso le attività di auto-osservazione e confronto, i ragazzi hanno iniziato a guardarsi davvero, a interrogare i propri gesti, i propri abiti, i propri silenzi. Hanno capito che vestirsi non è solo coprirsi, ma comunicare: un atto di espressione, di libertà e, a volte, di cura. Con voce pacata e luminosa, Ida ha raccontato che le fragilità possono essere stile, che la curiosità è un talento e che le strade imperfette sono spesso le più vere.
«Essere poliedrici, curiosi, appassionati di tante cose non è un limite, ma una forza. Le strade imperfette ci conducono a essere davvero noi stessi». Nell’aula, un silenzio attento, rotto solo da sorrisi e pensieri appuntati su un foglio. Per tre ore il tempo si è fermato, e qualcosa è cambiato: non nei programmi, ma nello sguardo dei ragazzi. Un gesto che la docente Michela Vacca ha definito ‘’un dono raro, per le studentesse e gli studenti, ma anche per noi insegnanti’’, forse è proprio così: la moda, raccontata con verità, è capace di scavalcare passerelle e tendenze, per farsi umanità, consapevolezza, relazione. Ida Galati ha lasciato la Sardegna con la leggerezza di chi non ha voluto promuovere nulla, ma seminare qualcosa. Un seme di fiducia, di curiosità, di amore per la complessità. E se la moda, come lei insegna, è fatta di fili invisibili, allora quel giorno a Oristano quei fili si sono intrecciati in un tessuto nuovo: un tessuto fatto di parole che vestono, di emozioni che uniscono, di verità che restano. Perché la moda e la vita sono questo: il coraggio di mostrarsi, e la grazia di farlo con autenticità.
